I recenti dati forniti dall’Istat sono di assoluta chiarezza: dal 2000 al 2016 la produttività oraria del lavoro, in Italia, è cresciuta dello 0,4%; nello stesso periodo, in Francia è aumentata del 15%, in Germania del 18,3%. Inutile chiedersi come mai noi cresciamo meno degli altri, anzi, per essere sinceri, siamo praticamente fermi.

Alla base del terribile dato riguardante il nostro Paese ci sono numerosi fattori: la scarsa formazione della forza lavoro, le dimensioni troppo piccole delle aziende italiane, l’incapacità, soprattutto al Sud, di fare rete, la latitanza della cultura manageriale, i mancati investimenti in innovazione, la disomogenea distribuzione infrastrutturale, soprattutto nel campo dei trasporti e della viabilità, l’insostenibile pressione fiscale, previdenziale e burocratica, una giustizia prigioniera dell’incertezza, ecc.


Questi ed altri fattori spiegano le ragioni più evidenti attraverso le quali l’Italia ha costruito la gabbia dentro la quale si è chiusa ed ha chiuso i propri processi di sviluppo.In una condizione come quella appena tratteggiata come facciamo a negare il pericolo recessione, che ci si para davanti in tutta la sua crudezza, con l’aggravante del Covid?
In un suo editoriale il giornalista Davide Giacalone afferma: “come si fa ad andare in pensione prima e a guadagnare senza lavorare”, cioè con quale logica si possa ancora aggravare quella pericolosa condizione descritta, caricando di ulteriori costi improduttivi l’Italia che, nonostante tutto, tenta disperatamente di andare avanti.
“Perché esiste, naturalmente,” scrive Giacalone, “ma di quella nessuno si cura, se non per spremerla. Come se il successo e il guadagno fossero delle colpe.”
E del debito pubblico in continua crescita perché non si parla? E degli effetti delle smargiassate “pentaleghiste” o “pentadem” sui bilanci delle famiglie, soprattutto di quelle che, indebitandosi, hanno acquistato la loro casa? Come mai nessuno spiega cosa sta per accadere loro? Tutto questo senza che sia stato speso un euro in investimenti, che tutti dicono di volere, ma tutti evitano di effettuare, per destinare risorse alla spesa corrente. La novità sta nel fatto che, oggi, il blocco dei lavori programmati è diventato un merito, mentre è una grave vergogna: povera Italia!