L’orgogliosa ignoranza, di chi si vanta della propria incompetenza, fa male non solo a chi la ostenta, ma anche al Paese intero, perché costituisce una pesante palla al piede per lo sviluppo e la crescita economica ed occupazionale. 

Se, per la stessa perversa logica che condusse all’assoluzione di Barabba ed alla condanna di Gesù, la guida delle varie istituzioni fosse affidata a chi pratica l’orgogliosa ignoranza, l’Italia verrebbe allineata sui livelli più bassi della comunità internazionale, poiché i migliori non l’accetterebbero e se ne andrebbero, come purtroppo sta già accadendo a vari livelli. 

Un tempo, però, emigravano operai, braccianti, muratori, mentre oggi emigrano ingegneri, medici, imprenditori, con ciò creando all’Italia una doppia perdita: quella, comunque virtuosa, legata all’investimento che le famiglie, sacrificandosi, hanno compiuto per fare studiare i propri figli, e quella negativa, per la società nel suo complesso, che non potrà avvalersi né della competenza di quanti emigrano, né del loro reddito, che invece contribuirà ad arricchire altri Paesi. 

Insomma, insieme alle emergenze strutturali ed infrastrutturali, il nostro Paese, se vuole uscire dalla lunga e difficile fase recessiva, deve investire, senza alcun indugio, in “permanenza”, vale a dire nella capacità di approntare un’offerta lavorativa e professionale adeguata alle aspettative dei giovani, ma anche alle necessità della nostra economia. 

Ogni anno, dalla Sicilia, emigrano oltre 20.000 persone, gran parte delle quale non ritorneranno mai più, se non che per trascorrere qualche giorno di vacanza, insieme agli anziani parenti: è troppo poco!

D’altra parte nessuna offerta che sia realmente vantaggiosa, può essere ipotizzata se la nostra Regione non si dota degli strumenti essenziali necessari per essere allettante sia per gli investitori che avrebbero interesse a venire, sia per quei pochi imprenditori che hanno avuto il coraggio di restare.

Questa condizione, però, non si realizza da sola, poiché ha bisogno dell’aiuto di scelte politiche in grado di determinarla e sostenerla; scelte per le quali è necessario che torni la politica e che sconfigga definitivamente due suoi grandi nemici: la presunzione di alcuni e l’illusione di tanti.