Per fare in modo che un paese funzioni, e sia attraente per quanti hanno voglia di investire, è necessario che presenti alcune caratteristiche del tutto irrinunciabili: burocrazia efficiente e veloce, piena sicurezza, giustizia certa e celere, credito lungimirante, selezioni meritocratiche, assistenza, solidarietà e sanità adeguate, infrastrutture funzionali, ecc.

Basta guardarsi intorno per capire come il nostro paese sia ben lontano dal presentare questi requisiti e che il Mezzogiorno e la Sicilia in particolare lo siano ancora di più, nonostante abbiano a disposizione risorse straordinarie in tutti i campi.  

L’Italia, il Sud e la nostra regione non decollano perché ci sono Procuratori della Repubblica che vengono arrestati da altri Procuratori della Repubblica e magistrati che, parlando con altri magistrati, confermano senza pudore l’abitudine al frequente ricorso all’uso politico della giustizia.  

L’Italia, il Sud e la nostra regione non decollano perché ci sono ministri che si sovrappongono ai magistrati ed esprimono sentenze “popolari”, usando i decreti come fossero delibere di condominio ma ci sono pure carceri segreganti che esplodono ma non rieducano. 

L’Italia, il Sud e la nostra regione non decollano perché ci sono vertici dello stato che hanno dimenticato le nozioni fondamentali del diritto italiano, che pure dovrebbero aver ben studiato sui banchi delle prestigiose facoltà di giurisprudenza del nostro paese.

L’Italia, il Sud e la nostra regione non decollano perché ci sono magistrati che usano la loro posizione per favorire amici, amici degli amici e parenti a scapito di ignari cittadini, che si vedono triturati all’interno dei vigenti meccanismi fallimentari, non sempre del tutto trasparenti.

L’Italia, il Sud e la nostra regione non decollano perché la burocrazia non funziona né per gli aspetti di carattere normativo, né per gli aspetti di carattere organizzativo e strutturale, ma soprattutto perché anch’essa si piega ad interessi del tutto estranei all’efficienza ed al servizio pubblico. 

L’Italia, il Sud e la nostra regione non decollano perché è ancora troppo alto il tasso di criminalità e di corruzione e sono troppo strette e quasi indistinguibili le connessioni e le distanze tra i cosiddetti “buoni” ed i cosiddetti “cattivi”.  

L’Italia, il Sud e la nostra regione non decollano perché le infrastrutture sono nate in maniera territorialmente disomogenea e spesso non per rispondere alla precisa domanda dei cittadini, bensì ai favori da elargire a progettisti, imprese e collaudatori.

Quelli appena indicati sono soltanto alcuni dei tantissimi esempi che mostrano la situazione desolante del sistema sociale, politico, istituzionale e giudiziario italiano, tuttavia essi appaiono sufficienti a mettere a nudo alcuni degli aspetti fondamentali della la vita del paese.

Forse il più grave dei problemi è però un altro, vale a dire l’inettitudine e la mancanza di visione della classe politica attuale, che ha nettamente sbilanciato l’equilibrio dei poteri, sul quale si dovrebbe fondare il nostro ordinamento, spostandolo verso l’unico dei poteri che, in atto, risulta quasi del tutto privo di responsabilità: il potere giudiziario.

Neanche questo, però, risulta essere un comportamento risolutivo, mentre appare come una sorta di scorciatoia verso l’ingovernabilità. Da garantista convinto quale sono, infatti, non gioisco perché i mai responsabili magistrati, dopo aver contribuito ad  erodere ampie fette di democrazia, si arrestino tra loro. Né mi piace che la politica non sappia riconquistare l’autorevolezza che fu dei padri costituenti. 

Da cittadino italiano, infatti, vorrei molto di più. Vorrei che venisse ristabilito lo stato di diritto, dolosamente sacrificato sull’altare del potere acquisitivo dei partiti, vorrei che si impedisca che accuse pretestuose e spesso del tutto infondate, distruggano la vita di innocenti, mentre sentenze assolutorie, ma non del tutto cristalline, liberino colpevoli.

Vorrei che lo Stato puntasse al merito ed all’equità e soprattutto fosse realmente al servizio del cittadino e non il contrario

Insomma, vorrei vivere serenamente in un paese in cui non debba temere per le mie convinzioni, né per i miei ideali, in cui possa fidarmi di chi garantisce la sicurezza, in cui  nessuno adotti provvedimenti che limitino la libertà, spacciandoli per interventi di necessità, in cui il domani, il futuro, sia sempre migliore del passato.

Non credo che sia volere troppo, anche perché sono convinto che in un paese come quello descritto ci sarebbe meno disoccupazione, più ordine, più benessere, più opportunità e più salute per tutti.