La Sicilia non è una regione priva di risorse e non è neanche priva di cervelli, tuttavia, talvolta, essa risulta carente di quell’entusiasmo, di quella capacità aggregativa e di quella coscienza critica che sono in grado di farle superare la condizione di astenia nella quale precipita periodicamente, a causa di tre elementi: la miseria, la speranza, la delusione.

Per superare una tale drammatica situazione, a mio giudizio, è necessario utilizzare tre strumenti inscindibili: la preparazione personale e collettiva, la partecipazione civile, la corretta e plurale informazione, il cui combinato disposto riduce il pericolo legato all’innesco di fenomeni di condizionamento, lontani dai concetti di libertà e democrazia degni di una regione con le nostre tradizioni.

Uno degli strumenti più diffusi nelle azioni volte a determinare un alto grado di controllo sociale è quello della cosiddetta “strategia della distrazione”, il cui elemento centrale è rappresentato dalla capacità di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica da questioni realmente importanti.

Tra gli argomenti più diffusi in questo genere di dinamica si possono annoverare, ad esempio, quelli scaturenti da avvenimenti sportivi, ma anche quelli che hanno a che vedere con comportamenti di natura personale, come gli orientamenti o i comportamenti sessuali o la vita privata degli altri, utilissimi a distogliere l’attenzione da problemi più profondi e impegnativi  

Ma non basta. È infatti importante che il grado di reale conoscenza di ciò che ci accade venga confuso o tenuto basso in campi ben più importanti: la scienza, l’economia, la psicologia, la medicina, il diritto, la storia, per consentire, così, la facile diffusione di informazioni, verosimili ma false, in grado di distrarre l’opinione pubblica. 

Normalmente, in questo caso, si comincia con il mantenere i cittadini occupati in questioni fastidiose, forse pure preoccupanti, ma di marginale importanza, impedendo loro di avere il tempo e la voglia di pensare ad altro. 

Una volta superata questa fase, ci si comporta come il ladro che ti ruba la macchina per poi fartela ritrovare. Gli esperti definiscono questo sistema come “metodo del problema-reazione-soluzione”, utilissimo per stimolare l’adozione delle misure che si intendono adottare.

Può capitare, però, che le soluzioni individuate possano essere troppo impegnative o  drastiche; per questa ragione, le si applicano gradualmente o, grazie ad incisive campagne di (dis) informazione, le si fanno passare per “dolorose ma necessarie”. 

In tal senso, è indispensabile che il linguaggio utilizzato dai responsabili delle varie scelte sia semplice e rassicurante, forse anche un po’ sgrammaticato, così da renderlo più alla portata di tutti, ma è opportuno pure che si curi l’aspetto emozionale della comunicazione, “parlando allo stomaco o alla tasca” più che alla testa. 

L’obiettivo, tuttavia, potrebbe non essere ugualmente raggiunto se, nel tempo, non si fosse mantenuto il pubblico, destinatario di tali azioni, in una condizione di tendenziale ignoranza, abbassando la qualità dell’istruzione e dell’educazione, ma avendo cura di stimolare il compiacimento e l’apprezzamento verso la mediocrità, che fa tanto eguaglianza, ma che è ben altro.

Se tutto quanto detto non dovesse essere sufficiente a raggiungere l’obiettivo desiderato, sarà allora indispensabile stimolare forti dosi di senso di colpa, attribuendo a ciascuno responsabilità di altri, ma badando bene a suscitare un generale senso di impotenza e di incapacità di reazione.

Infine, bisogna sforzarsi di conoscere molto bene la società nella e sulla quale agire, più di quanto essa conosca se stessa, ma se non ci si riuscisse, sarebbe urgente provvedere a disorientarla, oppure a impaurirla, fino a paralizzarne qualsiasi reazione, soprattutto se di natura intellettuale, affrettandosi ad acquisire, denigrare o sterilizzare i leader dell’eventuale protesta. 

Se avrete avuto la pazienza di leggere questa nota fino in fondo, non vi sarà sfuggita una certa affinità tra il quadro descritto e quanto è accaduto, in questi ultimi anni, in Sicilia, a causa dell’adozione di misure che penalizzano i migliori, costringendoli ad emigrare, immiseriscono i rapporti interpersonali, fino all’isolamento, rendono impossibile l’avvio di qualsiasi iniziativa imprenditoriale.  

Tutto quello che ho sommariamente illustrato è costantemente sotto i nostri occhi: basterebbe fermarsi un attimo e rendersene conto, agendo di conseguenza e magari evitando di credere agli imbonitori, agli ignoranti, ai seminatori di panico, ai confusionari ed ai timidi.