Come direbbe Riccardo Cocciante: “era già tutto previsto”. Il Governo nazionale vara il piano delle infrastrutture ma dimentica il Sud e la Sicilia, come se non facessero parte dell’Italia o non ne fossero degni, come se i meridionali dovessero scontare una condanna per essersi lasciati annettere senza sostanziale resistenza. Vergogna!

Per essere più chiari, il governo nazionale, ancora una volta, schiaffeggia violentemente il popolo siciliano e del Sud ed esclude il ponte dal programma delle opere pubbliche, nel quale rimangono beffardamente inserite le stesse infrastrutture previste e non realizzate da oltre un decennio. 

E il governo regionale cosa fa? Citando il grande Fabrizio De André: “si costerna, si indigna, si impegna, poi getta la spugna con gran dignità”. Se ci fosse stato un partito siciliano, con una classe dirigente pronta a rispondere ai siciliani e non ai potentati nazionali o ai salotti dell’economia speculativa di Roma e Milano, nessun governo si sarebbe mai permesso di trattarci in questa maniera.

Purtroppo, però, un partito che sia l’equivalente della Sudtiroler Volkspartei, presente da sempre in Trentino Alto Adige, ancora non c’è, anzi, non è ancora pronto, anche se sta crescendo di giorno in giorno, suscitando reazioni entusiastiche tra i cittadini e molto scomposte tra le altre forze politiche. 

Senza infrastrutture non è possibile progettare alcun modello di sviluppo, senza infrastrutture non potrà crescere il turismo, non potranno svilupparsi gli scambi commerciali, ma soprattutto non si potrà mai realizzare l’hub mediterraneo che, da tempo, è allo studio delle più grosse società di trasporto aereo e navale del mondo.

Senza ponte sarà sempre più difficile pensare ad una regione euromediterranea capace di dialogare sia con i paesi del Nord Africa, sia con quelli del Medio Oriente, oltre che con gli stati europei, su un piano di pari dignità civile ed economica. 

La mancata infrastrutturazione dell’Isola e l’eliminazione del ponte dalle priorità nazionali, quindi, non è soltanto una questione siciliana, poiché condannerà l’intero paese alla marginalità economica, tuttavia però, premierà ancora una volta le regioni settentrionali e nord europee, che continueranno a crescere a discapito delle aree meridionali. 

Qualche sconsiderato a cinque stelle sostiene che il ponte servirebbe soltanto a ridurre di qualche decina di minuti i tempi di attraversamento dello stretto di Messina. Ebbene, qualcuno spieghi a costui, o a costoro, che il ponte riunisce la Sicilia al resto del continente, ma soprattutto accorcia le tratte navali di sei, sette, otto giorni per ogni viaggio dall’Oriente o dal Medio Oriente all’Europa. 

Qualcuno spieghi a simili ignoranti che fare in modo che la Sicilia divenga una grande area industriale, turistica e commerciale significa pure farla diventare un’altrettanto grande piattaforma sanitaria, universitaria, produttiva, di lavorazione delle materie prime e dei prodotti agricoli, ittici ed agroalimentari, trattenendo nell’isola ampie fette di valore aggiunto, che in questo momento, proprio a causa della mancanza di un collegamento stabile, volano via verso altre destinazioni. 

Qualcuno spieghi a questi economisti della domenica ed ai loro colleghi “no-vax” e “terrapiattisti” che l’infrastrutturazione della nostra regione, a partire proprio dal ponte, vuol dire lavoro per centinaia di migliaia di giovani che non hanno nessuna voglia di emigrare, né di vivere di assistenzialismo o di reddito di cittadinanza.

La Sicilia non può più cadere nelle conformi trappole dei partiti nazionali, non può più attendere l’esito delle più spregiudicate tattiche elettorali del centrodestra, del centrosinistra o dei grillini, non può- continuare a credere alle loro stucchevoli promesse. 

La Sicilia ed il Sud devono prepararsi ad un nuovo modello di presenza politica che riduca gli spazi di manovra del cosiddetto “partito dell’economia speculativa”, costruendo un forte partito territoriale al fianco di modelli legati all’economia reale, agli studenti, ai disoccupati, ai lavoratori, ai pensionati, ai commercianti, agli artigiani, agli agricoltori, agli operatori del turismo e dei servizi, ai piccoli e medi imprenditori. Solo così sarà possibile uscire dalla crisi e guardare ad un futuro realmente sereno e dignitoso.