Di   Vito Pirrone

Con sempre maggiore frequenza si avvertono l’individualismo e il nichilismo che caratterizzanol’attuale società.

Proprio nel momento in cui si è impegnati  (almeno formalmente) a realizzare un mondo migliore, ci sono  dei valori da recuperare: c’è da recuperare l’uomo.

Nell’evoluzione della storia dell’uomo e del dare  un senso all’uomo  moderno, con  Montaigne, Spinoza, Galileo, Newton, Voltaire,  Rousseau, Locke, Diderot, emerge la centralità dell’uomo e dei suoi diritti.

Inoltre, oggi si tratta di recuperare le parole  ed i principi  dell’illuminismo, che due secoli di nichilismo e relativismo hanno banalizzato.

E  che dire  della Dichiarazione  di  indipendenza americana del 1776, ove si  legge  che “ tutti  gli uomini  sono creati uguali” e dotati  “di  diritti inalienabili”, o della dichiarazione dei dell’uomo e del cittadino  del 1789 ?

Si  dice che la politica avrebbe meccanismi interni di autoregolamentazione capaci di assorbire, metabolizzare ed orientare l’anti-politica e l’anti-sistema.

Il punto, invero, è il rischio che le democrazie più deboli, come quella italiana, siano  esposte  a recepire  modelli e linguaggi dalle tendenze delle masse.

Ciò che preoccupa è lo strumento, il “linguaggio”, talvolta naif, destinato a convincere.

Si può affermare  che il mondo delle idee della  politica  è fragile (con personaggi  carenti di cultura, di pensiero politico,  di sincero interesse  per la cosa pubblica,  e disensibilità etica).

L’attuale democrazia è il residuo di una conta di numeri senza qualità,  con una manipolazione del pensiero popolare, senza pensiero critico. Baumann parlava del “disincanto della democrazia”.

Luigi Sturzo ribadì sempre il collegamento che deve esserci tra autogoverno e riscatto dei  territori,richiamando l’importanza dello spirito d’iniziativa e d’imprenditorialità,  affinché il mezzogiorno fosse  restituito ai meridionali e fossero loro stessi, gli attori del proprio risorgimento. Egli  aveva già ben individuato  le patologie  che  colpiscono la nostra democrazia: la partitocrazia, il centralismo statale e lo sperpero di denaro pubblico.  Ed aggiungerei la cattiva formazione delle leggi.

In una prospettiva meridionalistica, dunque, e’necessario liberarsi dagli ascarismi imperanti, con una specifica  cultura politica di recupero dell’identità meridionale. 

Si tratta  di tornare  al nocciolo di una “politica  della giustizia” capace di produrre leggi migliori. 

Proprio per questo si verifica il paradosso di una giustizia  che “deve restare in piedi tra le sue rovine come valore supremo” (secondo la formula di Camus) .

Per questo la politica deve collocare  al centro  delle riforme  “l’uomo”, sostituendo alla cultura  di Pinocchio,la cultura di Beccaria.