La tradizione della Sagra dell’Acciuga a Valverde è ormai centenaria: con questa, già dall’Ottocento, si celebrava la fine della salatura delle acciughe, che cominciava nel mese di maggio e durava per circa 90 giorni. Le acciughe pescate dai pescatori “trezzoti” erano pronte ad agosto per essere vendute, affermandosi inoltre come uno dei maggiori mezzi di sostentamento per l’inverno. Queste usanze e tradizioni, legate alla vita di mare, non potevano non essere presenti anche ne “I Malavoglia” di Verga, romanzo che più di altri rappresenta e racconta il mondo dei pescatori.
I pesciolini argentei costituiscono quindi, senza alcun dubbio, uno dei pilastri della tradizione culinaria siciliana. Chiamate “anciovi”, “masculini”, “anciuvazzi” e in molteplici altri modi, racchiudono – nella loro piccolissima dimensione – un gusto deciso e irresistibile, che muta a seconda delle diverse ricette e tecniche di cottura: dalla semplicità della marinatura alla pasta c’anciovi, dalle alici alla catanese al pane cunzatu con le acciughe. Pietanze che hanno arricchito le tavole dei siciliani per generazioni e che si confermano come autentico simbolo di convivialità.


A causa della pandemia, però, anche quest’anno non si è potuto tenere il tanto atteso appuntamento con la Sagra dell’Acciuga. La Masseria Carminello si è però impegnata ad omaggiare questa lunga tradizione con Anjiova, il cooking show che ha posto sotto i riflettori l’acciuga, protagonista della serata. «Eventi di questo tipo vengono pensati proprio per celebrare il territorio, a cui siamo legatissimi, anche attraverso i prodotti tipici come le acciughe», ha sottolineato Giovanni Samperi, tra gli ideatori e organizzatori dell’evento.
Chef conosciuti a livello locale e nazionale hanno contribuito a valorizzare l’ingrediente, proponendo sia piatti legati alla tradizione che piatti assolutamente innovativi. Ad aprire la serata è stato l’Arancino Chicco d’Acciuga di Giorgio Samperi, che ha riproposto un arancino conferendogli però il gusto del mare con le acciughe e i gamberi. Lo chef Orazio Cordai, rinominato più volte “il re della crispella”, ha invece preparato le crispelle all’acciuga, uno dei “cibi da strada” più amati dai catanesi che grazie alla propria ricetta, immutata da anni e che – come spiegato dallo chef Cordai – deve rispettare dei parametri ben precisi, rimane uno dei prodotti tipici in grado di far riaffiorare, grazie al suo sapore inconfondibile, anche i ricordi legati all’infanzia. Simone Strano, tra gli chef della scuola di cucina “Chef con la Coppola”, ha invece presentato il piatto “Non Son Riso”, un finto risotto di pasta fresca 30 tuorli mantecato con burro alle acciughe, crema all’aglio, al prezzemolo e al peperoncino e pane “atturato” all’acciuga; lo chef si è poi raccontato: «la mia idea è quella di lasciare sempre il sapore tradizionale di un piatto. Mi sbizzarrisco sulla forma, sui colori e sulla creatività, ma il gusto farà sempre affidamento al vecchio stile di cucinare, è per questo che non tralascio mai ciò che ho imparato dalla tradizione. In fondo, l’innovazione è la tradizione vista dopo dieci anni». Rosario Terranova, chef di Masseria Carminello ha invece riproposto i “paccheri all’acciuga rossa”, un piatto cardine delle scorse edizioni della Sagra dell’Acciuga di Valverde, che ha dunque saputo rievocare ed omaggiare al meglio l’evento.

Valeria Raciti, ottava vincitrice di Masterchef Italia, ha invece presentato uno dei piatti che l’ha resa nota dal nome “beccafico a modo mio”, preparato con alici, fichi, mandorle, piacentino ennese, anice stellato, cipolla giarratana, cavolo trunzo e molti altri ingredienti. Se in genere sono le sarde ad essere preparate “a beccafico”, Valeria ci ha spiegato i motivi che l’hanno spinta a scegliere le alici, abbinandole inoltre agli altri ingredienti: «questo piatto è la dimostrazione che tradizione e innovazione vengono percepiti da ognuno di noi in maniera diversa. Per me è tradizione utilizzare le alici e non le sarde per farle a beccafico, perché è tradizione di casa mia. In qualche modo forse mia nonna ha portato questa innovazione a suo tempo e io continuo a condividerla perché è una scelta che, secondo il mio palato, può dare qualcosa in più. Il fatto di abbinarlo poi a prodotti tipici è un po’ la firma dello chef, è il modo di dimostrare in chiave personale il concetto del proprio piatto e della propria cucina».


La serata – arricchita inoltre dalle degustazioni di prodotti tipici, come lo street food di Anchovy fish bar o la 729 Beer di Marco Biagianti, e da momenti di intrattenimento a cura della pittrice Laura Calafiore, unica rappresentante italiana di fast painting, e del comico Giuseppe Castiglia – è riuscita non solo a rievocare la gioia ed il buon gusto che ha sempre contraddistinto la Sagra dell’Acciuga, ma ha anche omaggiato la cucina ed il mondo della ristorazione.

Ilenia Giambirtone