La scuola italiana è retta da anni da precari, che siano docenti, amministrativi, collaboratori scolastici ecc. tutto è andato avanti  grazie a loro. I suddetti precari che, per la maggior parte, sono precari perché in tutti questi anni non sono stati indetti concorsi e, se sono stati indetti, poi, non sono stati espletati, ogni anno scolastico giocano un terno al lotto sperando di “vincere” il contratto annuale. 

Nel frattempo, per aumentare il punteggio, acquisiscono, o forse è meglio dire acquistano, qualsiasi tipo di attestato: inglese, informatica, dattilografia, in enti di formazione riconosciuti dal Miur. Tali enti sono riconosciuti allo scopo di acquisire certificati e quindi punteggio, riconosciuti per far espletare l’obbligo formativo ai minorenni,  ma non sono riconosciuti dal Miur quando si tratta di valutare il servizio svolto in mansioni non inerenti all’insegnamento vero e proprio. Esempio: anni di lavoro come operatore di segreteria, responsabile dei processi o tutor negli enti di formazione regionale non danno diritto ad aumentare il punteggio di servizio nelle graduatorie Ata o docenti, anni di assegni di ricerca all’università o in ospedale sì. 

Anno dopo anno si sono succeduti ministri della pubblica istruzione che disfacevano quello che aveva creato il ministro precedente, lavorando per tentativi quasi fossero le scimmie in gabbia dell’esperimento di Thorndike, senza mai risolvere la situazione del precariato scolastico, promettendo concorsi, percorsi abilitanti per tutte le materie ma concludendo zero. Quest’anno la genialata: assegnano le supplenze con un algoritmo “super preciso” che farà dimezzare il tempo e farà avere tutti i prof. in classe dall’inizio dell’anno. Risultato: con doppio salto mortale prof con esperienza pari a nulla e pochi punti in graduatoria, ottengono le cattedre, quelli che hanno punteggio, anni di supplenze alle spalle e che speravano in un minimo di continuità didattica restano a casa perché? Perché ancora non  è chiaro come ha scelto l’algoritmo! Si pensava per punteggio e quindi “merito” ma visto il risultato forse non è così. In più gli esclusi dalle assegnazioni sono sul piede di guerra e hanno inviato migliaia di reclami via Pec all’Ufficio scolastico regionale e provinciale di riferimento i quali,  al momento, o non hanno dato risposte o hanno bloccato il conferimento delle nomine. Caro ministro, capisco questo suo amore per i numeri, ma tornare alla convocazione in presenza o al massimo on Line dove tutto, con la massima trasparenza,  poteva essere scelto sul momento con la graduatoria a fronte da un lato e le sedi rimaste dall’altro? Io? Io speriamo che me la cavo!