I risultati elettorali, grosso modo, sono quelli che, punto più, punto meno, sono stati previsti prima del voto. 

L’asse dell’interesse politico si sposta, sempre più, verso le zone forti del nord del Paese. Come accade da secoli, ciò si verifica con la ottusa complicità di molti meridionali e di molti siciliani, pronti a correre, senza dignità, verso il carro del vincitore, senza averne predefinito le condizioni. 

Il sud resta una terra di conquista di voti, incarichi e seggi, da spendere altrove e contro il Mezzogiorno. Consensi coltivati e ottenuti attraverso la gestione della miseria e del disagio, ma destinati a realizzare interessi che non appartengono né alla nostra cultura, né alla nostra economia. 

Ancora una volta, spero l’ultima, nello scenario locale e nazionale, è mancata una forza politica che interpretasse le reali esigenze dei nostri territori e rispondesse ad essi piuttosto che ai salotti della finanza speculativa. 

È necessario prendere coscienza che non si può più attendere. È necessario abbandonare subito le gabbie ideologiche, nelle quali siamo stati strumentalmente imprigionati per anni, e guardare agli obiettivi reali: infrastrutture, lavoro, ambiente, cultura, turismo, valorizzazione delle risorse del territorio, legalità, efficienza della sanità e della pubblica amministrazione, centralità mediterranea, ecc. 

Da oggi deve partire il tavolo per la Sicilia e per il Sud. Chi resta fermo, chi tace, chi si comporta da servo, chi non risponde alla chiamata di civiltà e di dignità rivoltaci dal nostro popolo è complice di chi ci vuole soffocare, tenendoci nell’inferno dell’arretratezza, del bisogno e della illegalità.