Nel 1975, la quinta A elettrotecnica dell’ITIS Archimede di Catania, di cui ero alunno, era una classe molto affiatata. 

Ricordo che gli esami di maturità furono uno spasso, perché li avevamo preparati bene. Pensate, avevamo costituito dei gruppi in cui ognuno aveva qualcosa di preciso da fare, nell’interesse generale di tutta la classe. 

Ricordo pure che io scrissi tre temi d’italiano e contribuii, insieme agli altri del mio gruppo, alla elaborazione del compito di elettrotecnica, che era risultato particolarmente difficile ma che risolvemmo brillantemente. 

Su suggerimento del nostro insegnante di lettere nonché membro interno, il prof. Ciadamidaro, agli orali, oltre alle materie previste, ognuno di noi presentò delle tesine monografiche, che furono molto apprezzate dalla commissione. 

Io ne presentai due. La prima riguardava le tecniche antinfortunistiche negli impianti elettrici, per la quale ringrazio ancora mio padre, allora funzionario dell’ENEL, e la seconda produzione poetica di Giuseppe Ungaretti, che preparai insieme a Rosalba, una cara amica che frequentava l’ITC Gemmellaro. 

Andò bene a tutti. Nessuno di noi era un genio, ma ci organizzammo bene e ci attestammo tutti tra il 54/60 ed il 60/60: niente male!

La pandemia ha tolto ai maturandi di questi anni persino il piacere di organizzarsi, di collaborare ed anche questo fa parte dell’istruzione ma loro, purtroppo, non lo sapranno mai.