Molti amici mi chiedono di chiarire bene cosa intenda per percorso/soggetto politico post-ideologico a cui faccio spesso riferimento nelle note che pubblico quotidianamente su METROPOLIS Più. 

Proverò a spiegarmi meglio con un esempio e perdonatemi se sarà un po’ banale, è solo per evitare di occupare troppo spazio. 

Se al Sud e nelle aree depresse del Paese servono strade, autostrade, ferrovie, scuole, ecc. in quantità media pari a quella delle parti ricche, non serve richiamarsi a Marx o a Smith, né a Keynes o a Friedman, basta valutarne i benefici e rispettare la Costituzione, che assegna allo Stato il compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono uno sviluppo armonico del territorio ed una sostenibile qualità della vita per tutti i cittadini. 

Per troppi anni le pigre o strumentali gabbie ideologiche nelle quali siamo stati rinchiusi, o nelle quali ci siamo chiusi da soli, hanno impedito di guardare ai risultati concreti dei singoli provvedimenti, portandoci a valutare i fatti dietro una lente distorcente di natura ideologica che privilegiasse lo scontro piuttosto che l’incontro. 

A causa di questo modo comodo di intendere le politiche poste in essere dalle varie compagini, il Sud e le aree depresse del Paese sono rimaste ai margini, a tutto vantaggio di chi aveva la forza economica di imporre una propria classe politica o di “comprare” quella altrui. Andare oltre questo schema vuol dire salvare l’Italia.

I migranti e lo sviluppo del Paese

Mentre i membri del Governo sono tutti impegnati a non fare arrivare migranti, non sembra si accorgano che, a causa della mancanza di strade, autostrade, ferrovie, porti, aeroporti, nella nostra regione e nel Mezzogiorno d’Italia arrivano molti meno turisti di quanti non ne potrebbero arrivare se avessimo le infrastrutture necessarie, così come qualsiasi attività stenta a decollare, anche a causa di un sistema burocratico e normativo vecchio e “appiccicoso”. 

I membri del governo, però, non si accorgono soprattutto che manca il lavoro e che dalla Sicilia, ogni anno, migrano oltre 20 mila giovani, molti dei quali sono laureati, che non ritorneranno più perché noi tutti, invece di occuparci di infrastrutture, di imprese, di trasporti, di istruzione, di salute, di sviluppo, di giustizia, di burocrazia, ci occupiamo di calcio, di veline e di improbabili ricette gastronomiche, lasciandoci prendere in giro da una banda di odiosi incapaci, che prima ci impaurisce e poi ci dice che abbiamo bisogno di essere difesi, che prima ci disinforma e poi sfrutta le tipiche allergie sociali prodotte dalle “bufale” di cui è pieno il web e non solo.

Siamo nelle mani di un manipolo di buoni a nulla ma capaci di tutto, che prima ci tassa e poi ci dice che siamo troppo tassati; prima ci sfrutta e poi ci dice che siamo sfruttati; prima sparge chiacchiere su di noi e poi ci dice che siamo chiacchierati. 

Ebbene, nonostante questa situazione sia sotto gli occhi di tutti c’è pure chi li difende e non se ne vergogna.