A partire da oggi Camera e Senato in seduta comune, con l’aggiunta di tre rappresentanti per ciascuna Regione, procederanno all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, dopo il settennato di Sergio Mattarella. In realtà, però, non si tratta di indicare soltanto il nuovo inquilino del Quirinale. I cosiddetti grandi elettori, infatti, si accingono a votare quattro variabili di grandissima rilevanza politica: si voterà per il Presidente della Repubblica, si voterà per la conferma o meno del Presidente del Consiglio, si voterà per le possibili elezioni anticipate e si voterà anche per una modifica, non formale ma sostanziale, della Costituzione in chiave presidenziale o semipresidenziale. Una circostanza che senza la modifica neanche di una virgola della prima legge dello Stato, dunque con molti vuoti logici e normativi, potrebbe passare da un sistema bicamerale ad un sistema vagamente simile a quello statunitense. Insomma, per la prima volta nella storia d’Italia, non si tratterà di indicare solo il Capo dello Stato, cosa di per sé assai complessa. Dunque discuterne non sarà affatto semplice, poiché non è come parlare del derby Inter-Milan, ma di determinare o meno una svolta nella vita del Paese, anche rispetto all’Unione Europea. Proverò a spiegare il perché delle mie affermazioni. Se dovesse essere eletto Draghi ci troveremmo nelle condizioni di avere un Presidente della Repubblica forte della sua attuale funzione esecutiva di Presidente del Consiglio, forte di una maggioranza ampia, forte di una considerevole autorevolezza europea e non solo, cioè si avrebbe un Capo dello Stato con poteri sostanziali molto simili a quelli che avrebbe un Presidente espressione di una Repubblica presidenziale o semipresidenziale. Tuttavia, se dovesse essere eletto Draghi, è molto probabile che si apra una crisi di governo, quindi bisognerebbe eleggere un nuovo Presidente del Consiglio, almeno per qualche mese, in presenza di due partiti, Lega e Fratelli d’Italia, che hanno una voglia matta di andare a votare. Quest’ultima ipotesi non garba per nulla sia ai grillini, che tentano di rinviare il più possibile il loro tracollo elettorale, sia ai renziani, ancora troppo bassi nei sondaggi. Infine c’è chi sostiene che anche Letta vorrebbe andare ad elezioni anticipate, per liberarsi degli ultimi amici di D’Alema, che ancora siedono in Parlamento, che certo non lo amano. Non so se sono riuscito a spiegarmi bene, ma una cosa è certa: l’Italia non può permettersi nessuna battuta d’arresto, non può permettersi di affrontare una campagna elettorale che bloccherebbe il, sia pure iniquo e scompensato, PNRR, mentre potrebbe approfittare dell’occasione per trovarsi nella condizione di mantenere un autorevole Presidente del Consiglio come quello in carica, lasciar completare la legislatura in carica, magari approvando qualche riforma vera, e far salire al Colle la prima donna della storia della Repubblica. Insomma, a partire da oggi, i rappresentanti del popolo non dovranno sciogliere un dilemma, ma un “quadrilemma”.