Gli scandali nella sanità siciliana e nazionale sono sempre stati tanti, ma è con grande dispiacere che noto come cambino gli uomini e le sigle politiche al governo, ma non i “vizi privati e le pubbliche virtù”. 

Temo che le inchieste avviate saranno molto lunghe, perché sanità e giustizia hanno molte cose in comune, ad esempio condizionano due beni inestimabili: la libertà e la salute, ma condividono anche molti altri elementi come i salotti, i cenacoli accademici, la presunzione, l’arroganza, la tendenziale impunità, la capacità di giudicarsi tra loro, i gruppi “riservati”, la teoria vetero comunista delle “casematte”,  sempre attuale, ecc. 

Vedremo come andrà a finire e soprattutto quando, dato che i tempi della giustizia sono tanto elastici quanto indefinibili.

La verità è che educare al senso del dovere, e non dell’appropriazione, non è affatto facile, poiché vuol dire contribuire a formare una società in cui vengano rispettati i diritti e non i favori. 

Educare alla dignità del lavoro onesto, qualunque esso sia, vuol dire realizzare una vera partecipazione, libera e democratica, ai percorsi di crescita economica e sociale del territorio in cui viviamo. I siciliani devono imparare a non attendere ed a battersi per una Sicilia ed un Sud in cui il lavoro, il merito, il dovere, la libertà, la partecipazione, la democrazia, i diritti e la responsabilità marcino insieme ai concetti di equità e di perequazione sociale ed infrastrutturale. 

I siciliani sanno che attendere, spesso, significa dipendere e dipendere significa avere meno libertà di quella che si può avere in qualsiasi campo la si debba pretendere.