di Vito Pirrone

Le dimissioni del Presidente del Consiglio Draghi e la fine della legislatura pongono diversi interrogativi sull’attuazione del PNRR, ovvero sulla capacità del nostro Paese di realizzare investimenti e riforme necessarie per il conseguimento degli obiettivi concordati con l’Europa, al rispetto dei quali è subordinata l’erogazione delle risorse finanziarie.
Così l’interruzione della legislatura pregiudica la riforma del codice degli appalti.
Una riforma condivisa, nonostante le iniziali divisioni interne tra le formazioni politiche, nella consapevolezza che costituisce un momento significativo per l’applicazione del PNRR.
Il ministro per le infrastrutture, infatti, riferendo sull’attuazione del PNRR, ha spiegato che “è stato raggiunto l’obiettivo di quest’anno e in gran parte anche quelli del secondo semestre”, sottolineando, però, che “c’è un rischio per il codice dei contratti, che è una delle riforme fondamentali del PNRR”.
La legge delega è stata approvata e sono in corso di preparazione i decreti attuativi. Si pone il problema che il Parlamento che dovrà dare il proprio parere non sarà quello che ha approvato la legge delega, superando le divisioni iniziali esistenti tra le forze politiche. La scadenza è a marzo 2023, e tenuto conto dei tempi della politica, è evidente il rischio sulla incertezza del momento parlamentare.
E’ chiaro che tutto ciò richiede un governo forte e coeso ed un Parlamento che condivida in sinergia le riforme previste dagli accordi europei.