Il calcio mi piace, come a qualsiasi italiano, ma confesso che, per motivi di natura lavorativa, non lo seguo con particolare frequenza. Seguo un po’ di più il Catania, tornato in campo dopo le ben note disavventure societarie, e la Nazionale. 

Tuttavia sono grato agli organizzatori delle manifestazioni che riguardano questo popolarissimo sport. 

Quando, finalmente, ricomincia il campionato di calcio, infatti, una parte dell’interesse verso i diritti umani, la resistenza afgana, il recovery plan, i referendum sulla giustizia, lo scandalo della magistratura e forse persino la pandemia, passano in secondo piano. 

Quando è in corso il campionato di calcio gli scienziati, gli economisti, i premier, gli esperti in politica estera e tutti gli altri “commentatori dell’immenso scibile umano e non”, si convertono e diventano immediatamente allenatori, liberandoci delle loro farneticanti considerazioni. 

Noi siamo fatti così: siamo talmente bravi che, nel volgere di pochi giorni, passiamo dall’assoluta preparazione in materia virologica, all’assoluta competenza sportiva, passando attraverso materie riguardanti la politica estera, la politica finanziaria, le convenzioni ONU e quant’altro ci permetta di evidenziare la nostra sfrenata voglia di dire qualcosa su qualsiasi cosa.

Credo che il prossimo premio Nobel non possa che essere attribuito a colui il quale riuscirà a rendere ragionevoli e cauti i leoni da tastiera e gli altri personaggi che caratterizzano il variegato mondo del web e dei numerosi “bar dello sport”.