Con una magistrale messa in scena del Macbeth di Verdi in chiave moderna, nei mesi scorsi, ha riaperto la Scala di Milano, simbolo artistico e musicale dell’Italia che si batte orgogliosamente contro una pandemia, che ha rischiato di mettere in ginocchio il mondo, ma che, grazie ai vaccini ed alla disciplina di gran parte dei cittadini, può essere sconfitta. 

Certo, ancora non possiamo dire che la guerra sia stata vinta, tuttavia siamo a buon punto e le immagini del teatro milanese lo hanno dimostrato: grande musica, grandi artisti e centinaia di persone, munite di mascherina, che gradualmente si riappropriano della normalità. 

La Scala piena di appassionati rappresenta il paradigma della ripresa, ma anche della vitalità di un popolo che ha sofferto, ma che sta dimostrando di farcela. 

In altri Paesi i teatri sono ancora chiusi e lo resteranno fino a quando l’indice di diffusione del virus non si abbasserà drasticamente. 

Negli altri Paesi i teatri sono chiusi perché la pandemia è stata affrontata con leggerezza, perché i cittadini non si sono fidati dei successi della scienza, perché l’informazione non ha fatto bene il proprio lavoro e per tante altre ragioni, che stavano rischiando di travolgere anche l’Italia quando era guidata da un governo di sprovveduti. 

La riapertura della Scala, però, significa anche un’altra cosa, che per il nostro sistema non è affatto secondaria: gli attori, i musicisti, i cantanti, i tecnici, gli scenografi, i registi, che erano rimasti fermi per mesi e mesi, alcuni rischiando la fame, sono tornati al loro lavoro, hanno ripreso a produrre reddito ed a creare ricchezza, pronti a portare la nostra arte in giro per il mondo. 

Confesso che vedere entrare in sala il direttore d’orchestra, vedergli impugnare la bacchetta per l’esecuzione dell’inno di Mameli, con tutto il pubblico in piedi, mi ha molto emozionato: lì ho visto l’Italia che ce la fa ed ho sperato che anche la Sicilia, anche riportando i cittadini nei suoi splendidi teatri, ce la possa fare, magari partendo con l’esecuzione del proprio inno, che purtroppo pochi conoscono. 

La trama del Macbeth interpreta e drammatizza i catastrofici effetti fisici e psicologici della ricerca del potere per il proprio interesse personale: l’esito di tale condotta è un gorgo inesorabile di errori ed orrori. 

Spero che la messa in scena di quest’opera, nel momento che stiamo attraversando, possa rappresentare motivo di attenta riflessione per tutti.