Nella notte tra il 20 ed il 21 agosto 1968, i soldati sovietici e del Patto di Varsavia invasero la Cecoslovacchia e schiacciarono sotto i cingoli di oltre 2.000 carri armati il desiderio di libertà di quel popolo.
Solo qualche mese dopo, il 16 gennaio 1969, un giovane studente di 21 anni, Jan Palach, avrebbe offerto la vita in olocausto, come gesto di ribellione all’oppressore e si diede fuoco a Praga, in piazza San Venceslao lasciando un messaggio che dovrebbe essere riprodotto in tutte le scuole del mondo come monito contro chi tenta di distruggere la libertà o contro chi perde la speranza di ottenerla.
Questo il testo: “Non voglio suicidarmi, mi sono dato fuoco, come fanno i buddisti in Vietnam, per protestare contro quel che succede qui, contro la mancanza di libertà di parola, di stampa, e di tutto il resto”.
Jan Palach morì in ospedale il 19 gennaio del 1969, a tre giorni dal suo gesto disperato, fra atroci sofferenze, ma la sua memoria deve restare eterna.
Simili invasioni da parte di Mosca si erano già verificate in Polonia, in Ungheria e ovunque la barbarie del comunismo riuscisse a imporre il proprio nefasto potere, per nulla differente da analoghi terribili orrori di altri regimi autoritari, di destra e di sinistra, passati e presenti.
Oggi, eredi di quella ignominia mai rinnegata, pensano di poter dare lezioni di democrazia a destra e a manca e persino a coloro i quali la democrazia e la libertà le hanno sempre propugnate e difese.
RICORDIAMOLO !!!!!!!
Ricordiamolo anche perché pochi lo faranno, ricordiamolo perché la storia merita la verità, ricordiamolo perché la pace, la democrazia e la libertà non sono doni permanenti, ma conquiste che bisogna fare ogni giorno, con il comportamento privato e con quello pubblico, ma soprattutto con la partecipazione personale di tutti.
Il disimpegno è il peggior nemico della pace, della democrazia e della libertà, l’impegno civile serve a consentirci di poter essere definiti cittadini e non sudditi.
Ricordo ancora come un incubo le raffiche di mitra che si sentivano nel sottofondo dei reportage giornalistici della Rai da Praga.
Non dimentichiamole, quelle raffiche di mitra, non dimentichiamole anche se non le abbiamo sentite, anche se abbiamo avuto la fortuna di non esserne state vittime.