Nella notte tra il 10 e l’11 ottobre del 1985, esattamente 39 anni addietro, una località, a pochi chilometri da Catania, divenne protagonista di un episodio che è rimasto nella storia del nostro Paese e dei suoi rapporti con gli Stati Uniti d’America.
A quell’episodio storico, però, per oltre trent’anni, è mancata un’ora, la prima dell’intera vicenda, un’ora che non ci è stata raccontata, anzi, i cui fatti accaduti sono stati precedentemente riferiti in maniera tanto sgangherata quanto confusa ed incompleta, per motivi ancora non del tutto noti.
L’ora che manca alla storia alla quale intendiamo riferirci, infatti, è quella che va dalle 23,53, del 10 ottobre, a poco dopo le 01,00 circa, dell’11 ottobre 1985 quando, nei cieli della Sicilia orientale, proprio a pochi chilometri dal cratere centrale dell’Etna, si verificò un episodio noto alle cronache del tempo come: “la notte di Sigonella”, dal nome della base aerea nella quale si consumarono i fatti e dove, alle 00,15/16, atterrò un velivolo civile della Egypt Air, seguito da alcuni aerei militari degli Stati Uniti d’America, con a bordo numerosi componenti dei corpi speciali al comando del generale Carl Stiner.
In quel momento, nell’importante base aerea, fondamentale per i disegni strategici militari nel Mediterraneo, e non solo, erano presenti parecchi avieri della VAM, cioè membri della Vigilanza Aeronautica Militare, impiegati nelle “postazioni di controllo”, nei “servizi di ronda”, nella “Squadra di Pronto Intervento” e nel “Plotone di Pronto Intervento”, tutti in servizio di leva.
Nella base c’erano anche un Comandante della Guardia, con il grado di maresciallo, un Ufficiale di Guardia, con il grado di sottotenente, tutti appartenenti al “Gruppo Difesa” del 41’ stormo, oltre ad un piccolo gruppo, di meno di una decina di uomini, della locale stazione dei carabinieri, anch’essi comandati da un maresciallo.
Inoltre erano presenti alcuni incaricati, ufficiali, sottufficiali ed avieri del Controllo del Traffico Aereo, del radar, della torre e di altri servizi.
In quell’ora, per una serie di circostanze legate alle consuetudini organizzative, derivanti anche dall’avvicendamento tra il Comandante uscente ed il suo successore alla guida del 41° Stormo dell’Aeronautica Militare, quello presente a Sigonella, la responsabilità della difesa della base era stata affidata, come peraltro accadeva normalmente nelle ore serali e notturne, al sottotenente di turno, in qualità di “Ufficiale di Guardia”, che in quella specifica occasione era Giuseppe Gumina, di prima nomina, dunque, di leva anch’egli, il quale fu avvertito dell’arrivo dell’aeromobile egiziano dal tenente Mario Passaro, responsabile del CTA, il servizio per il Controllo del Traffico Aereo.
Della circostanza fu avvisato anche un tenente colonnello pilota, comandante di un gruppo di volo, di stanza a Sigonella, in quel momento presente nella base, che si mise subito in contatto con lo stesso Gumina e con Passaro ai quali, comunque, in quel momento, competeva la esclusiva responsabilità della difesa della base e della torre, per manifestargli la propria disponibilità a collaborare.
Furono quegli uomini, quei giovani, che impedirono che la notte di Sigonella si trasformasse in una strage, come sarà facile constatare leggendo l’omonimo libro: “l’ora che manca alla storia”, che ha raccolto le testimonianze dei militari presenti, collocando i fatti nel contesto storico e geopolitico nel quale si sono verificati, sottolineando il ruolo dell’allora Presidente del Consiglio, l’on. Bettino Craxi, dell’allora Presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, di molti altri esponenti politici e dei loro collaboratori.