La nascita della Repubblica Italiana si festeggia ogni anno il 2 giugno. La data non è casuale: il 2 giugno, infatti, si ricorda il referendum del 1946 che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, ha sancito la fine ufficiale della monarchia e la nascita della Repubblica Italiana.
L’occasione è propizia per ricordare i valori di libertà e democrazia sui quali si fonda il nostro Stato, ma anche il faticoso e spesso doloroso percorso che ne ha caratterizzato la nascita.
La Festa della Repubblica è una ricorrenza che si ricorda e si celebra in molti stati nei quali si celebra, appunto, l’istituto repubblicano, in genere in coincidenza con una data importante come la data di fondazione, la costituzione o la liberazione.
Relativamente a questa ricorrenza, noi italiani sia pervasi da sentimenti contrastanti, infatti, pur essendovi legati, non riusciamo a dimenticare alcuni dei problemi ancora irrisolti legati sia all’unità d’Italia, sia alla nascita della Repubblica, forse perché, entrambi gli eventi, sono parecchio celebrati e molto poco spiegati.
Vengono trascurati soprattutto nelle scuole, che vi dedicano sempre minore attenzione, se non che per il giorno i vacanza che ne consegue.
Vi dedicano poca attenzione pure gli italiani, salvo che il 2 giugno non consenta un ponte vacanziero: noi siamo gente smemorata ma concreta!
Desidero ricordare il 2 giugno repubblicano per il suoi ideologo, Giuseppe Mazzini, che ne fu il principale ispiratore, ma anche per una questione che spesso viene dimenticata persino alle interessate: il voto alle donne, stabilito nel gennaio del 1945.
Il 2 giugno 1946, infatti, in occasione del referendum, le italiane si recarono alle urne per la prima volta ed in percentuali elevate come quelle degli uomini.
In particolare, la percentuale di votanti donne fu un po’ più alta rispetto ai votanti maschi nell’Italia meridionale e insulare, un dettaglio che corregge il luogo comune riguardante la condizione femminile nel Mezzogiorno d’Italia.
Alle elezioni amministrative furono elette più donne di quanto si immaginasse: circa 2000 consigliere comunali, e non c’erano ancora le “quote rosa”, ma la passione e l’impegno civile. VIVA L’ITALIA REPUBBLICANA.