Qualcuno pensa che si possa mandare a quel paese urlando un semplice “vaffa”, con tono liberatorio, ma anche di disprezzo nei confronti del destinatario.
Ebbene, chi pensa questo si sbaglia di grosso e non perché non sia così, tutt’altro, ma perché il mandare qualcuno a quel paese è una vera e propria arte, come lo è il pernacchio, nella magistrale spiegazione del grande Eduardo De Filippo.
In fondo un pernacchio, oltre ad essere tante altre cose, è anche un “vaffa”, anzi un “va’ ffa ‘nto culu” (cu’ rispetto parrannu) come si dice molto spesso e non solo in Sicilia ed a Catania in particolare, città nella quale la postilla cu’ rispettu parrannu non è una precisazione, bensì un modo per scusarsi per la volgarità, non nei confronti del destinatario, ma di quanti altri ascoltano il “caloroso invito”.
Confesso che io stesso mi sono avvalso dei vari tipi di “vaffa”, ed ogni volta che ho potuto ho cercato una variante che fosse adatta alla circostanza. Certo, pure io sono stato destinatario di “vaffa” e ho subito con rassegnata pazienza. I “vaffa” difficilmente si possono rimandare al mittente, anche questa è un’arte, tuttavia bisogna essere pronti per una qualunque necessità.
Cominciamo adesso a fare qualche esempio, che desidero iniziare con un “vaffa” utilizzato da una amica e collega, la quale con eleganza usava questa sorta di invito mutuato dal siciliano e diceva ai vari destinatari “fatti un giro del palazzo”, che somiglia molto ai sicilianissimi Fatti quattru giri ‘i caminata! Oppure Fatti quattru giri ‘i mazurca!
Altri modi per mandare a quel paese qualcuno sono i seguenti, che potremmo catalogare tra i “vaffa” rinfrescanti: va’ cucchiti ‘o friscu oppure va’ rifrischiti ‘a testa.
Ci sono poi le modalità un po’ più volgari, rigorosamente seguite da scuse come: va’ duna ‘u culu a n’autra banna (scusannu ‘sti nobili facci)! Oppure, Cu ti mannau a tia? Dimmi unni nascisti quantu ci va’ cacu (cu licenza parrannu).
Proseguendo con le varie modalità attraverso le quali mandare a quel paese qualcuno, ci sono quelle vagamente minacciose come: Vatinni di unni vinisti. Non nn’hai megghiu ‘i fari? Cogghiti i pupi e vattinni. O ti nì vai o t’assicutu. Ora, tantu biddittu, voti bordu e ti nni vai di unni vinisti!
Inoltre ci sono le modalità rassegnate come le seguenti: Ma cu tanti posti, propriu ca avisti a cascari? Oppure, Ma di tanti, propriu iò t’ha chianciri?
Infine c’è anche una modalità ecumenica che si concretizza con un invito: va’ fatti battiari!
Come vedete il siciliano non è semplice ed oltre alle indicazioni già citate ce ne sono decine di altre. Tuttavia lo spazio non è molto e dunque preferisco concludere qui, ricorrendo anch’io ad un tipo di “vaffa” che rivolgo a me stesso: ma iù non n’aveva a chi fari ‘a sta iurnata, ‘nveci di cuntari sturielli all’amici? Megghiu ca m’arricogghiu o’ paisi e mi va’ cuccu lestu lestu!
