Mi tocca ripeterlo un’altra volta: il siciliano è una lingua difficile, alla cui interpretazione bisogna avvicinarsi con cautela e pazienza, altrimenti si rischia di commettere errori dei quali ci si potrebbe pentire amaramente.
Il termine sul quale vi prego di prestare attenzione è mangiaciumi. Se tentassimo di ricavarne l’etimologia, poi, rischieremmo di commettere un errore plateale.
Vi chiedete perché? Non ve lo chiedete? Va bene, anche se non ve lo chiedete, pure questa volta io ve lo spiego lo stesso. Viriti quantu vi vogghiu beni?
Analizzando sommariamente il termine potremmo sospettare che con questa parola si voglia indicare qualcuno che mangia il fiume, magari perché ha tanta sete, ma saremmo fuoristrada.
In realtà, la radice della parola in questione viene dal verbo mangiare, mutuato dal francese antico “mangier”, oppure dal latino manducare, che significa masticare.
La desinenza viene invece dal greco “potamos”, che letteralmente significa fiume.
Alla luce di queste informazioni, volendo risalire al significato originario del termine dovremmo parlare di “potamofagia”, vale a dire fame di fiume, ovvero fame di acqua, ma guai a commettere questo errore, perché torneremmo all’ipotesi precedente, che abbiamo scartato!
Sì, va beni, ‘u capii ca ha’ sturiatu, e c’hai i scoli iauti, non c’è bisognu di farannillu sapiri picchi già ‘u sapemu. Ma allura, botta di sali, si non c’entra né a fami, né u’ ciumi, n’u voi spiegari chi significa sta parola sì o no? Picchì, si ni voi sbintari, viri ca n’incazzamu, ni ni iemu e ti lassamu ‘ntririci: tu e u’ libru. Teni accura ca semu lesti e ti ni facemu pentiri!
D’accordo, torniamo al significato di mangiaciumi che non c’entra nulla né con l’acqua, né con la fame. Il suo significato è prurito. Sì, avete capito bene, prurito, quel fastidioso fenomeno che si verifica, ad esempio, se ci punge una zanzara o se contraiamo il morbillo!
Quando qualcuno ha prurito si dice che ha mangiaciumi, come sanno benissimo coloro i quali soffrono di gravi forme di allergia o hanno fatto una scorpacciata di dolciumi o di cioccolato.
Di conseguenza, se sentite fare una domanda come questa: chi fa’, ti mangia a manu? Non pensate neanche lontanamente che si stia trattando di un caso di cannibalismo, perché il significato da dare alla domanda è il seguente: per caso ti prude la mano?
Ma così sarebbe troppo facile. Infatti se invece sentite fare un’affermazione come questa: oggi mi mangiunu i manu, non vi trovate di fronte ad un maniaco antropofago, ma ad una persona che sta comunicando ad un’altra persona, l’irrefrenabile voglia di grattarsi le mani sulla faccia del suo interlocutore.
Insomma, gli sta dicendo che lo vuole prendere a sberle.
Non sempre, però, il prurito alle mani è sinonimo di sberle. Qualche volta l’affermazione in questione ha a che vedere con i soldi. Eh sì! I soldi c’entrano sempre, forse non fanno la felicità, però aiutano…quindi bisogna imparare a rispettarli, ma anche a temerli.
Infatti, se sentite dire che a qualcuno prude la mano sinistra, state tranquilli, non vi sta minacciando, ma si augura di incassare soldi: si ti mangia a manu manca su’ sicuru soddi a’ banca! Speriamu! Ma sempri ca qualche sputtellu di banca ‘u tuvamu apettu, picchì ormai sunu tutti bancomat, accussì arrispammiunu i nostri soddi ma s’i pigghiunu iddi.
Ppi futtirini ‘i soddi ‘i spirimentunu tutti. Ni chiamunu sulu ppi pavari e nuautri non facemu nenti: caliti juncu ca passa la china!
Ma quanti voti n’ama calari? Ora semu stanchi ppi d’averu. Ora non ni putemu chiui. Stati attenti, m’arraccumannu! Picchì caliti oggi e caliti dumani po’ succeriri ca n’abbituamu e aristamu calati ppi sempri!