Spunti di riflessione per un percorso di ripresa economica e sociale


di Giovanni Tomasello

Il 2021 è un anno di importanza vitale per progettare il futuro della Sicilia.
È tempo di costruire ed è quindi doveroso che la classe dirigente a tutti i livelli metta in campo idee e proposte per assicurare un futuro dignitoso alle nuove generazioni.
È in via di definizione a livello nazionale il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per far fronte alle gravissime conseguenze economiche e sociali scaturite dalla pandemia – tuttora in corso – e individuare le soluzioni per la ricostruzione.
Delle ingenti risorse finanziarie previste, almeno il 34% – in base a un semplice criterio di ripartizione demografica – saranno assegnate al Mezzogiorno e quindi una parte consistente alla nostra Regione.
L’anno da poco iniziato vedrà anche la programmazione dei fondi comunitari per il settennio 2021-2027, con una ulteriore consistente disponibilità finanziaria.
Non mancheranno le risorse finanziarie, ma ancora una volta probabilmente la capacità del sistema pubblico di progettare e realizzare.
Centrale al riguardo è il tema delle competenze professionali di cui dispone la pubblica amministrazione e quello della formazione dei pubblici dipendenti, ma l’argomento per la sua importanza merita una riflessione a parte.
Per programmare a medio e lungo termine occorre slancio, competenza, esperienza, coraggio, lucidità e bravura nel tracciare la rotta da perseguire, in una parola visione, la cui responsabilità ultima è del decisore politico, ma che chiama in causa doverosamente coloro che a vario titolo (accademici, studiosi, dirigenti pubblici e privati, professionisti) sono classe dirigente.
Poiché dalle nostre parti non mancano certo intelligenze e fantasia, la visione di quello che vorremmo per le future generazioni va necessariamente sostenuta da una adeguata elaborazione di progetti, da un’analisi dei mezzi disponibili (non solo finanziari) per realizzarli e da una tempistica ragionevolmente celere.
Ma soprattutto, ancora una volta, su cosa fare leva per un futuro possibile della Sicilia?
Non sfugge che la realtà è sconfortante, ma c’è un disperato bisogno di critiche costruttive.
Provo quindi a mettere sul tavolo alcuni suggerimenti che auspico possano costituire uno spunto di confronto e di riflessione corale.
Probabilmente è saggio continuare a puntare con maggiore determinazione su settori che hanno registrato importanti risultati.
In primo luogo, la valorizzazione del nostro inestimabile patrimonio di biodiversità e delle produzioni agro-alimentari, dello straordinario patrimonio storico-culturale (si pensi solo a quello archeologico), all’incremento del turismo di qualità.
E ancora, puntare su un recupero creativo dell’artigianato, un uso più massiccio e programmato delle energie pulite, un più incisivo processo di transizione ecologica e di sviluppo di attività economiche compatibili con un equilibrato habitat uomo-natura.
Questo già non è poco e bisogna assolutamente realizzarlo.
Un salto di qualità di più ampio respiro ci deve spingere a guardare oltre, a rivolgere la vista al contesto internazionale in cui è situata la Sicilia.