/ Non mi piace essere frainteso, dunque dirò subito che il nostro Paese non ha bisogno di autonomie differenziate che nascondano l’ennesimo tentativo di esproprio delle risorse destinate al Sud in favore delle regioni del Nord. Il nostro Paese ha bisogno di perequazione sociale ed infrastrutturale in modo tale che un cittadino di Catania o di Caltagirone abbia gli stessi strumenti, le stesse scuole, la stessa sanità, gli stessi chilometri di strade, di autostrade e di ferrovie, ecc. di un cittadino di Milano o di Padova. Considero il Disegno di legge Calderoli una furbata dell’abile ministro, in vista delle elezioni regionali della Lombardia, ma che lo stesso sia del tutto inapplicabile, non solo per motivi di natura costituzionale, in quanto, in più punti, in palese contrasto con l’articolo 3 della “Carta”, ma anche per una serie di questioni che rendono pressoché impossibile il “pretestuoso” presupposto su sui poggia il citato DDL, vale a dire i LEP, cioè i Livelli Essenziali delle Prestazioni, che sottintendono la standardizzazione dei costi, la standardizzazione dei servizi e, in attesa di questi, il mantenimento della spesa storica. La spesa storica, giusto per dirla come “la casalinga di Voghera” o “Donna Peppina” di Chiaramonte Gulfi, è quella che prevede che i ricchi diventino sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Dobbiamo immaginare l’Italia come una bicicletta che, al monumento, ha una delle due ruote sgonfia. Una simile bicicletta non cammina meglio se la ruota gonfia viene gonfiata di più, ma se quella sgonfia viene finalmente gonfiata.