Una vera e propria epidemia colpisce da tempo la politica del nostro Paese, e soprattutto quella della città di Catania, senza che nessuno riesca a trovare il vaccino giusto. I sintomi di questa sorta di “pandemia civile” riguardano il drastico abbassamento delle barriere immunitarie della democrazia, con il rischio che esse vengano travolte da forme di pericolosa intolleranza al ragionamento, alla legalità, all’onestà intellettuale, al buonsenso, alla soluzione reale dei problemi che rendono difficile la vita delle persone e fanno crescere gli speculatori. Questi ultimi, senza alcuna dignità, invece di curare il male, si limitano a somministrare placebo per poter continuare a gestire. Per loro la cura equivale alla perdita di ruolo, dunque guai a trovarne una giusta ed a somministrarla. Il Mezzogiorno e la città di Catania, al di là degli errori compiuti, potrebbe attraversare una fase di grande rilancio, anche approfittando del corretto e veloce utilizzo dei fondi del PNRR, nonostante anch’essi presentino caratteristiche ancora approssimative e certamente non risolutive. Eppure, dai laboratori politici nazionali e da quelli locali filtrano soltanto “tamponi” i quali, a malapena, sono in grado di diagnosticare il male ma non di curarlo, posto che lo si voglia fare e non è detto che sia così. Catania ha bisogno di una equipe di competenti che conoscano bene il paziente e le sue patologie. Una equipe in cui siano presenti radiologi, analisti, medici internisti e soprattutto anestesisti, che addormentino le cattive abitudini consentendo a dei bravi chirurghi di estirpare il male e ridare vita e prospettive alla città. Ovviamente si tratta di una similitudine. Come vedete non parlo di programmi, non ce n’è bisogno, persino i bambini sanno cosa sarebbe necessario fare per rilanciare Catania. Il problema, infatti, non è tanto il cosa ma il come, tenuto conto della disastrosa situazione delle casse comunali, delle carenze qualitative e quantitative del personale disponibile, dell’incompetenza reale di chi non sa neppure da dove cominciare, ma pretende di farlo a qualunque costo. Dunque, insieme al come bisogna stabilire il chi, che deve essere qualcuno che abbia una specchiata carriera alle spalle, che conosca l’anatomia della politica e della società e che si possa permettere di dire tanti no, senza temere di perdere consensi. Oggi la politica catanese non ha bisogno di catturare consensi, non ha bisogno di percentuali da attaccarsi al petto come una medaglia. Oggi Catania ha bisogno di soluzioni concrete e realistiche, che possono pure essere dolorose ma solo se sono credibili e definitive.