di Chiara Matraxia
La storia della Sicilia è Fimmina da sempre. Basti pensare alla leggenda che diede all’Isola il suo nome. Sicilia era figlia di un re
Libanese al quale era stato predetto che se la giovane, al suo sedicesimo anno di età, si fosse ancora trovata in patria, sarebbe stata divorata da un terribile mostro. Così, ai suoi 16 anni, Sicilia venne messa da sola su una barca in balia delle onde del mare……e dopo mesi, la ragazza approdò su un’isola meravigliosa, ricca di fiori odori e straordinarie bellezze, ma completamente deserta. Solo un giovane le corse incontro, l’unico sopravvissuto ad una terribile pestilenza. I due si innamorarono, ripopolando quella fertile terra di una nuova stirpe, forte e gentile come loro. Da allora, anziché Trinacria, venne rinominata Sicilia dal nome della donna che le ridiede la vita.
Nel corso della storia, la Sicilia ha dato la luce ad una onorabile stirpe di donne che hanno segnato il nostro tempo. Molte di queste sono rimaste all’ombra dei propri mariti, altre sono state semplicemente dimenticate con il passare dei secoli. Artiste, scrittrici, medici, inventrici, femministe, guerriere alle quali dobbiamo gran parte della nostra cultura presente. Per non dimenticarle, ricordiamo insieme alcune di queste grandi donne.
Le donne palermitane che si tagliarono le trecce per amor patrio nel 250 a.C., durante la prima guerra punica, per sopperire alla
mancanza, dopo tre anni di assedio da parte dei cartaginesi, delle corde con cui tendere i loro archi. Costanza d’Altavilla, figlia del re normanno Ruggero II madre del grande Federico II, reggente
per molti anni al posto del figlio ancora bambino. Donna Franca Florio una delle figure più grandi della storia della Sicilia. Venne chiamata “stella di Sicilia” dall’imperatore

Costanza d’Altavilla

Guglielmo II, definita per la sua avvenenza regale, unita ad una cultura fuori dal comune, “l’unica” da Gabriele d’Annunzio. Nina Siciliana la prima poetessa italiana visse nel XIII secolo. La baronessa catanese Maria Paternò che nel 1808 divenne la prima donna che divorziò dal proprio marito in Italia. La prima donna ad indossare dei pantaloni non fu come
erroneamente si pensa la scrittrice francese George Sand ma la giovane siciliana Massara Francisca nel lontano 1698. Gammazita una fiera giovinetta che verso il 1280 preferì gettarsi in un pozzo anzichè cedere alle voglie di un soldato francese. Giuseppina Turrisi Colonna, palermitana che nel 1847 fu la prima a parlare in Italia di pari opportunità in una sua poesia. Giuseppa Calcagno detta Peppa “’a cannunera” che nel 1860 a Catania scacciò a colpi di cannone gli ultimi satelliti della dinastia borbonica prima ancora che giungesse Garibaldi in città.
Sono sempre siciliane le donne che anticiparono la immissione delle masse femminili nelle lotte sociali e politiche che avrebbero caratterizzato il ’98. Le contadine della Sicilia furono all’avanguardia del movimento.
Clelia Barresi figlia del Palermitano Giulio Barresi, che nel 1937 pubblicava sul settimanale antifascista l’Italiano di Tunisi, un accorato appello alle donne Italiane affermando profeticamente
“Ovunque il fascismo semina morte, e fa spargere lacrime amare”. Fu chiamata la Pasionaria Tunisina.
La coraggiosa Maria Occhipinti, che, sebbene incinta di cinque
mesi il 4 gennaio 1945 si sdraiò dinanzi alle ruote di autocarro militare impedendo la partenza delle reclute ragusane. On. Ottavia Penna Buscemi: La prima donna italiana ad essere

Elvira Sellerio

votata per la carica di Presidente della Repubblica nel 1946. La prima donna sindaco d’Italia Vittoria Giunti. La prima donna preside di una facoltà universitaria Margherita De Simone, eletta preside di Architettura di Palermo nel 1981. Il primo ministero per le pari opportunità fu retto da una siciliana, la oggi rispettabile Senatrice a vita Anna Finocchiaro.
Elvira Giorgianni Sellerio editrice dell’omonima casa.
Franca Viola che nel 1965 si rifiutò di sposare l’uomo, un mafioso, che l’aveva rapita e stuprata e che, per la legge italiana allora vigente avrebbe potuto evitare la galera sposando la vittima. Noi tutte donne italiane dobbiamo a lei, ed alla sua lotta di dignità, l’abolizione dell’ art. 544 del c.p. sul matrimonio riparatore. Le donne siciliane contro la mafia: Francesca Serio, madre del sindacalista contadino Salvatore Carnevale ucciso negli anni ‘50; Felicia Impastato, madre di Peppino; Michela Buscemi, aveva
due fratelli mafiosi uccisi da Cosa Nostra che si costituì contro la sua stessa madre, parte civile al maxiprocesso di Palermo; Rita Atria, sorella di un giovane boss mafioso collaboratrice di Borsellino che si uccise subito dopo la sua morte; Rita Borsellino, Sonja Alfano……