Così come non esiste un farmaco che sia buono per tutti i malanni, non esiste neanche una di politica economica buona, realmente adeguata, per tutti i territori. I modelli produttivi, com’è ovvio che sia, non possono non tenere conto delle vocazioni delle aree che dovranno esprimerli, delle infrastrutture di cui esse dispongono, del capitale umano reperibile sul mercato di prossimità, insomma, per dirla con una sola parola, delle condizioni generali presenti. 

In Italia, i partiti tradizionali hanno sempre spinto la Sicilia verso economie lontane dalle sue condizioni e dalle sue vocazioni, ma vicine ai modelli di altre parti del Paese. 

Nell’Isola sono state fatte nascere le acciaierie senza miniere di ferro e senza porti adeguati, le raffinerie che inquinano ma non bonificano, la grande distribuzione che privilegia i prodotti esteri, trascurando quelli locali, ecc.

Un partito territoriale, espressione del popolo siciliano, sulla falsariga di quelli operanti in Trentino Alto Adige, in Valle d’Aosta o in Sardegna, ove avesse agito virtuosamente ed avesse avuto successo, avrebbe impedito un tale scempio e sarebbe servito a costruire uno sviluppo capace di interpretare ciò che siamo, ciò di cui disponiamo, dei nostri prodotti tipici, del nostro clima, del nostro ambiente, ecc.

Per riuscire in questo difficile compito bisogna essere in tanti, bisogna essere umili e operosi, bisogna essere uniti, bisogna mettere da parte sia gli inutili protagonismi, sia le ideologie tradizionali, bisogna esprimere una classe dirigente onesta competente e capace di sostenere le ragioni per le quali è stata scelta dai cittadini. 

I partiti nazionali sono serviti soprattutto a dividere i siciliani, facendo il gioco di altri. I partiti nazionali hanno usato i voti della Sicilia per governare da Roma nell’interesse delle economie più forti.

Qui non si tratta di fare il processo alla storia, non servirebbe a nulla se non che a perdere prezioso tempo, si tratta, invece, di non ripetere gli errori del passato a causa dei quali il 61 a 0 del centrodestra ed il 61 a 0 dei grillini non hanno prodotto niente di serio per l’economia siciliana, per le sue infrastrutture, per l’occupazione e la crescita nel senso più ampio del termine.