Salvatore Giunta
Scrivere sul sito di Sabucina ci ha offerto l’occasione e l’opportunità di parlare con i responsabili della Sovrintendenza, con i quali abbiamo avuto un costruttivo e utile scambio di opinioni.
Il funzionario con il quale abbiamo parlato ci ha assicurato che si sta provvedendo col massimo impegno a riportare Sabucina verso la completa fruibilità e di questo ci rallegriamo.
Chiediamo di adottare gli stessi provvedimenti anche per i siti archeologici di Gibel Gabib e Vassallaggi, anch’essi abbandonati e in preda ai vandali, per avere una visione di insieme dei siti più interessanti nei pressi della nostra città.
Circa la fruibilità dei siti, c’è da dire che oggi, con i sistemi informatici moderni, si può gestire con appuntamento l’ingresso e la visita guidata come anche si può gestire un sistema di videosorveglianza e di allarme per gli intrusi, come si conviene per i paesi moderni.
Quello che ricerchiamo è una collaborazione e un dialogo fra tecnici e politica, tra mondo della scuola e società, giacché siamo convinti che a nulla serve demolire con querele e denunce quando piuttosto serve la disponibilità e la partecipazione soprattutto quando gli interessi coincidono e sono di alto profilo.
Mi riferisco all’interesse verso tutti quei luoghi che rappresentano il nostro passato, la nostra storia antica e recente, le nostre origini, delle quali non vogliamo cancellare nulla, anzi vogliamo proteggere e tramandare alle generazioni future.
Mi chiedo quanti giovani conoscono i nostri siti archeologici, quanti giovani hanno studiato la storia delle popolazioni autoctone siciliane e in quante scuole viene insegnata sistematicamente.
Qualche anno fa il FAI rese fruibili i siti di Sabucina e di Gibel Gabib, con il coinvolgimento di alcuni istituti scolastici e degli studenti della nostra città che si premurarono di illustrare ai visitatori le notizie storiche ed archeologiche.
L’iniziativa ebbe un gran successo e i visitatori in tre giorni superarono le seimila presenze.
L’obiettivo del nostro intervento, lungi dall’essere una polemica nei confronti degli enti deputati alla tutela del nostro patrimonio storico, vuole essere uno stimolo alla memoria, il non voler disperdere un patrimonio culturale che rappresenta le nostre origini, quello da cui siamo partiti per capire dove possiamo arrivare: conoscere il passato per vivere e amare il presente e progettare il futuro.
Da tutto questo parte uno studio storico-antropologico, psicologico e filosofico che può rappresentare una materia di insegnamento nelle scuole: capire i comportamenti delle generazioni passate fino a comprendere meglio i giovani e le generazioni future.
Una collaborazione tra i cittadini e le autorità e gli enti che tutelano i beni archeologici non può che far del bene a tutti!
Sarebbe assai utile far conoscere ai cittadini quello che è il programma di recupero, di manutenzione e gestione dei siti di interesse storico culturale, come anche le miniere dismesse, e trasferire tutto questo alle scuole per far conoscere con visite guidate quel patrimonio culturale di cui dobbiamo essere fieri e che molti ci invidiano.