“Il tempo non esiste, è solo una dimensione dell’anima. Il passato non esiste in quanto non è più, il futuro non esiste in quanto deve ancora essere, il presente è solo un istante inesistente di separazione tra passato e futuro.”

“Se il passato è oggetto di ricordo, e questo ricordo é vero, chi lo ricorda deve vederlo e quindi in qualche modo il tempo deve essere. Parlando del passato noi non esponiamo le cose che sono passate, ma usiamo parole formate secondo le immagini impresse nel nostro animo delle cose nel loro accadere. La memoria ha la facoltà di trattenerle; essa, però, é qualcosa che si possiede al presente. La memoria non é altro che presente del passato. Un discorso analogo vale anche per le altre due dimensioni del tempo: il futuro non é altro che attesa presente di ciò che sarà e il presente attenzione presente a ciò che é.”

Le due citazioni sono di Sant’Agostino e costituiscono una buona introduzione per quanti avessero voglia di uscire da una condizione di immutabile attesa e volessero contribuire al mutare degli eventi.

Riflettere sulle considerazioni indicate può tornare utile a quanti si ostinato a giudicare il passato alla luce del presente o, addirittura, del futuro, mentre un giudizio sul passato, posto che lo si possa esprimere con la necessaria competenza, non può prescindere da una valutazione complessiva del contesto nel quale i fatti presi in esame si sono sviluppati.

Se non contestualizzassimo gli episodi che intendiamo analizzare commetteremmo un gravissimo errore, che potrebbe portarci lontano dalla verità. 

Potremmo mai accusare l’inventore della ruota di essere stato un perfetto ignorante, sol perché egli non è riuscito ad inventare il motore a reazione? Direi proprio di no! Quando l’inventore della ruota scoprì gli effetti della rotazione ed i suoi vantaggi la scienza non gli permetteva di giungere a conclusioni più evolute di quelle alle quali era giunto.

Lo stesso concetto deve potersi applicare alla politica, i cui comportamenti, giusti o sbagliati che siano, vanno valutati e riferiti al momento ed alle condizioni esistenti nel tempo in cui si sono verificati.

Purtroppo, questo genere di considerazioni, talvolta, non fanno comodo, dunque, vengono saltate a piè pari; per cui, ad esempio, il “compromesso storico” o il “pentapartito” vengono presi in considerazione adesso per allora.

Insomma, non si tiene conto che, in quel periodo c’era ancora il “muro di Berlino” ed imperversava la “guerra fredda”, né si tiene conto che nell’Italia di quegli anni era presente il più forte Partito Comunista d’Europa; un PCI che dialogava moltissimo con Mosca e che da Mosca riceveva consistenti finanziamenti.

Di contro, non si tiene conto che, proprio per bilanciare quel tipo di azione politica, forse ai limiti dell’alto tradimento, si tolleravano comportamenti palesamenti corruttivi, altrettanto palesemente posti in essere da gran parte dei partiti di governo.

Nella politica italiana, ricominciare da zero non può prescindere dall’accettazione di alcune dolorose verità dalle quali nessuno può considerarsi assolto, se non facendo ricorso a fortissime e del tutto ingiustificate forzature.

Insomma, in un quadro di pacificazione culturale e storica, la Sicilia, ad esempio, deve necessariamente essere protagonista, cominciando a reagire contro i comodi e negativi luoghi comuni che la riguardano, riportandoli nell’alveo della loro contestualizzazione e del loro conseguente superamento.

In questo ambito di riflessione, negare il ruolo della mafia durante lo sbarco alleato sarebbe un gravissimo errore, così come lo sarebbe negare il tradimento subito dalla nostra regione con la mancata piena applicazione dello statuto autonomistico, nato per compensare ma usato per scompensare.

Infine, non bisogna negare il ruolo nefasto degli ascari della politica vendutisi alle logiche dei partiti nazionali, tutti protesi a svendere la Sicilia e le sue enormi potenzialità. 

Azzerare i conti con la storia vuol dire effettuare una operazione di “saldo sociale” in cui ciascuno si assuma le proprie responsabilità, a cominciare da noi siciliani.

Non farlo potrebbe farci precipitare dall’amara logica dei partiti centralisti alla soccombenza nei confronti della logica egoista, veterofinanziaria, incolta ed appopriativa dei partiti nazional-settentrionalisti.  

Ricordiamoci tutti, però, che l’analisi e la consapevolezza, sempre che siano condivise, non sono che il primo passo di un cammino che è fatto soprattutto di azioni partecipate, non solo di intenzioni sognate!