La giustizia e la legalità non sono esattamente la stessa cosa e questo non è difficile da comprendere, soprattutto in alcune circostanze. 

In certe dittature, ma anche in certe incompiute democrazie, ad esempio, ciò che è legale non sempre è giusto, dato che il “potere costituito” è portato a farsi le leggi che gli interessano di più al fine del suo mantenimento, senza tenere conto del fatto che quelle leggi possano essere assolutamente ingiuste. 

Le leggi devono disciplinare una società secondo le modalità che essa stessa decide, all’interno di un gioco di maggioranze ed opposizioni rispettoso delle rispettive funzioni e dei rispettivi diritti e doveri. 

In tal modo, ciò che è legale viene percepito come giusto, altrimenti è considerato una impopolare imposizione: cosa che accade sempre più spesso, a causa della netta cesura venutasi a creare tra il corpo elettorale ed i suoi rappresentanti. 

Una prescrizione normativa è tale se alla sua adozione si è pervenuti nel rispetto delle procedure (democratiche) previste, dopo aver ascoltato le parti in causa e dopo aver ben soppesato gli effetti che ne derivino.

Ad esempio, quando il “Colle” firma certi decreti dovrebbe rileggersi bene i trattati sottoscritti dal nostro Paese, la Costituzione e soprattutto dovrebbe interrogare la propria coscienza, altrimenti diventa silenzioso complice dei peggiori nemici della libertà, della democrazia e, quel ch’è peggio, del più elementare buonsenso! 

So che gli attenti lettori di METROPOLIS più stanno già pensando a qualcosa di ben preciso, dunque, perché non lasciarglielo fare?