Ripartiamo da un gesto di onestà intellettuale. In Italia non ci sono NÉ SANTI, NÉ SANTUARI, in nessun settore, in nessuna categoria, da nessuna parte, ma solo persone con tanti pregi, ma anche con tanti “difetti”, che dobbiamo correggere insieme, senza falsi moralismi, senza pruriginosi giustizialismi, senza autoassoluzioni per se stessi e sommarie condanne per gli altri, ma con tanto realismo e tantissimo buonsenso. 

Se, facendo un luogo i e profondo bagno di umiltà, non prenderemo coscienza di questo arcano umano staremo sempre davanti alla lavagna a scrivere i buoni e i cattivi, scegliendoli non per merito ma per amicizia o per interesse!

Un paese forte è quello che applica le leggi anche a se stesso. Una persona forte è quella che riesce a rispettare i propri principi anche quando questi gli danno torto. 

Una popolazione forte è tale se ammette gli errori compiuti e, impegnandosi tanto, evita di correggerli e chiede scusa.

Non riuscire a ripartire dall’ammissione di colpa, anzi, di colpe, significa allungare a dismisura i tempi di una ripresa economica, civile, sociale, che non può assolutamente essere rinviata ed alla quale tutti dobbiamo partecipare. 

Dunque, per dirla secondo il rito della Santa Messa. “Per celebrare degnamente i santi misteri, riconosciamo i nostri peccati”, facciamo in modo di non ripeterli più, tiriamoci su le maniche e mettiamoci a lavorare.

Il tempo che ci è dato è breve, le risorse sono poche, i sacrifici previsti sono tanti ma se nessuno avrà la voglia, la passione ed il coraggio per cominciare, stavolta saremo tutti nei guai.

La Sicilia ed il Sud non possono più aspettare e soprattutto non possono più tollerare pigrizie, tradimenti, indolenze, squallidi sotterfugi. L’attesa inerte è palese complicità e non ci potranno essere pretesti per nessuno.