Dal 2000 ad oggi, nonostante una espressa previsione secondo la quale bisognava investire nel Mezzogiorno il 45% delle somme disponibili complessive, le ferrovie italiane hanno speso l’80% delle loro risorse destinandole ad infrastrutture del Nord e del Centro e solo il 20% per il Sud.
Sentire dire a qualche “esperto” che non è stato fatto nulla perché i siciliani non mostrano propensione verso l’uso del treno è scandaloso oltre che offensivo per chiunque paghi le tasse a Napoli, a Palermo o in qualsiasi altra città del Mezzogiorno.
Come si può utilizzare una cosa che non si ha? Come si possono sostenere simili corbellerie a reti unificate?
Come si può pretendere che per fare da Trapani a Ragusa, circa 320 chilometri, si impieghino 11 ore, quando per farne 580, fra Milano e Roma, ne bastano 3?
Queste cifre rappresentano la prova incontrovertibile della colpevole assenza dello Stato, ma significano anche altro: la distrazione della politica, o il suo interesse verso obiettivi differenti, la superficialità con cui i mezzi di informazione si occupano di questo genere di problematiche, la disattenzione dei cittadini nel momento in cui scelgono i propri rappresentanti.
Se non saremo noi a ribaltare la situazione andrà sempre peggio anche perché le opere non solo vanno i realizzate ma vanno anche sottoposte a regolare manutenzione, altrimenti si guastano e aggravano la situazione.
Il ragionamento non è difficile ma ove non fosse chiaro potremmo accompagnarlo con qualche disegnino.