Scorrendo i momenti salienti della storia della Sicilia, dal 3500 a.C. ad oggi, è facile notare una sorta di arcano destino i cui tratti salienti sono sempre gli stessi: l’incapacità di stare insieme, la litigiosità, il facile ricorso al tradimento a vantaggio dei nemici, la scarsa consapevolezza delle risorse di cui si dispone e tanto altro. 

Poi, però, ci si accorge che c’è sempre stato un momento in cui i siciliani hanno capito che dovevano reagire e lo hanno fatto, con coraggio e determinazione. 

Così come ci si rende conto che, nonostante le crisi e le dominazioni straniere, quest’Isola, che ha dato i natali a uomini come Empedocle, Archimede, ecc. è rimasta stupenda e lo è ancora, nonostante la trascuratezza con la quale viene trattata d’aiuto governi che si sono succeduti dall’Unità d’Italia in avanti, ma anche dopo la nascita dell’Unione Europea.   

L’Europa della finanza e della speculazione non ci piace. Preferiremmo l’Europa dei popoli, delle regioni, della giustizia, della salute, ecc. Tuttavia l’Europa non è una pizzeria, dalla quale si entra e si esce senza conseguenze: bisogna valutarle bene! 

È per questo che, prima di compiere qualsiasi passo, urge capire quale debba essere la direzione che vogliamo assumere nell’interesse generale del nostro territorio e degli obiettivi che vuole raggiungere. 

Io penso che sarebbe opportuno guardare al Mediterraneo, all’economia reale, non a quella speculativa, ai diritti umani, non all’arroganza, ma dobbiamo pure salvaguardare ciò che di buono è stato fatto sin qui e definirne i contorni in maniera chiara: per noi non è più tempo di sconti!

La Sicilia ha una grande prospettiva se la si guarda come centro del Mediterraneo, come snodo tra ben tre continenti, questa sua posizione strategica non solo deve essere valorizzata, ma va pure potenziata e strutturata.