Le compagnie aeree non si smentiscono mai. Pretendono di essere salvate dagli aiuti di stato, che noi paghiamo con le nostre tasse, ma annunciano che, ancora una volta, per Natale, o comunque in prossimità delle varie festività, si prevede un forte aumento delle tariffe nei voli da e per la Sicilia. 

Si tratta di una gravissima ingiustizia che colpisce il principio di continuità territoriale e soprattutto grava parecchio sul bilancio delle famiglie e delle imprese.

Nessun calabrese paga se vuole spostarsi in Basilicata; noi siciliani, per fare tre chilometri, dobbiamo pagare da un minimo di 7 ad un massimo di 300/400 euro. Unità Siciliana-Le Api si sta battendo per la costruzione del ponte sullo stretto ma anche perché questa volgare speculazione fondata sul sostanziale monopòolio dei traghetti abbia a cessare. 

E poi c’è il problema dei ritardi nei pagamenti di pertinenza della pubblica amministrazione, che ha debiti stimati verso i suoi fornitori di circa 60/70 miliardi.

L’amministrazione della Regione Siciliana, da parte sua, non è da meno, con l’aggravante legata alla debolezza dell’economia locale. 

Questa situazione, in parte legata alla carenza di risorse, in parte dall’atavica lentezza della burocrazia, in un momento di grave disagio come quello che stiamo vivendo, sta portando sull’orlo del fallimento decine di aziende, la cui unica colpa è stata quella di credere nello stato come buon pagatore. 

Saldare rapidamente questi debiti significherebbe fare un passo avanti verso la salvezza della nostra economia perché equivarrebbe ad una sorta di mutuo che non prevede rate da restituire.