La realizzazione del ponte sullo stretto, come è noto, era già stata appaltata, il progetto era esecutivo ed era stato controllato e ricontrollato. 

Poi, non si Sto arrivando! Bene per quali o reali motivazioni, che tuttavia si possono immaginare, il duo Monti/Prodi ha revocato l’appalto e sciolto la società per il ponte. Adesso: udite udite, al Ministero delle infrastrutture, un gruppo di lavoro, con in testa il viceministro Cancelleri ed altri “scienziati” del settore, ai quali solo per questo dovrebbero togliere la cittadinanza siciliana, sta studiando, a spese di noi contribuenti, se non sia il caso di fare un tunnel, dunque di ricominciare tutto da capo per non fare nulla, oppure se fare un ponte a più campate. 

Intanto il tempo passa, il ponte non c’é e il lavoro neanche, mentre continuano ad esserci i traghetti ed i traghettatori che, operando in regione di monopolio, continuano a incassare, in maniera del tutto indisturbata, centinaia di milioni di euro l’anno.

Su questioni di natura tecnica, come quelle riguardanti il tipo di progetto migliore per il ponte, la politica dovrebbe tacere e adeguarsi, anche per evitare di dire sciocchezze. Nello specifico i casi sono due. Se il ponte ad una sola campata è tecnicamente irrealizzabile si cancellino dall’ordine degli ingegneri che lo hanno progettato e si chieda loro di risarcire lo stato per i costi che quel progetto ha già determinato.

Se il ponte ad una sola campata è tecnicamente realizzabile, allora non si perda altro tempo, non si usino pretesti strumentali e si proceda senza alcun indugio.