Credo che la mia generazione, fatte le dovute eccezioni, sia stata l’ultima che ha avuto il piacere di studiare sui libri, sui testi sacri di letteratura, di storia, di diritto, di matematica, ecc.

Credo che la mia generazione sia l’ultima che ha avuto il piacere di sottolinearli, di commentarli a margine, di annotarne le parti più importanti e di rispettarne ilk contenuto sul quale molti di noi ci ha perso la testa e la vista. 

Dopo è arrivata la generazione dei “Bignami”, i sunti che quelli della mia generazione utilizzavamo solo per ripassare, magari la mattina dell’interrogazione o, come in un film di successo nella “notte prima degli esami”. 

La generazione attuale studia su Wikipedia e meno male che Rai e Fininvest, ogni tanto, mandano in onda programmi di approfondimento molto interessanti e ben costruiti. 

Leggere, documentarsi, studiare è uno dei gesti attraverso i quali si esprime meglio il proprio desiderio di libertà. Non a caso le dittature bruciano i libri ed impediscono alle donne di andare a scuola. 

La scuola rappresenta la prima istituzione con la quale il giovane cittadino ha a che fare, il primo luogo in cui si verifica la capacità di intessere rapporti interpersonali, in cui si apprendono le regole della convivenza civile, ma la scuola di oggi, al di là della buona volontà, ha bisogno di investimenti importanti sia in termini infrastrutturali, sia in termini metodologici. 

C’è qualcuno che mi sa dire se qualcosa si sta muovendo? Io vedo i soliti problemi di sempre e soprattutto, fatte le dovute eccezioni, vedo meno passione per lo studio ma anche meno interesse per l’insegnamento.