Gianmarco Tamberi e Marcel Jacobs, vincendo rispettivamente la medaglia d’oro nel salto in alto e nei 100 metri piani alle Olimpiadi di Tokyo hanno regalato allo sport e all’atletica italiana due successi di valore storico. 

Non nego che, vedendoli salire sul gradino più alto del podio, per me non è stato facile trattenere l’emozione. 

La loro vittoria, come quella di molti altri atleti medagliati, è una vittoria nei confronti dei limiti dell’uomo, ma anche contro il Covid, che ha rischiato di privarci pure di questa grande soddisfazione. Tamberi e Jacobs erano entrambi vaccinati.

Gianmarco Tamberi e Marcel Jacobs sono due grandi campioni e, per quello che si vede, sono anche dei bravi ragazzi educati in famiglie di persone perbene, pronti a mettersi in gioco per sostenere battaglie di civiltà. 

Mi auguro che qualche giornalista senza scrupoli ed il solito circo mediatico non li guastino, facendoli diventare dei comuni cialtroni, com’è accaduto con altri campioni prima finiti nel tritacarne dello show business e poi distrutti. 

La verità è che un atleta, prima di essere un campione, dev’essere un uomo sorretto da cultura e valori ben radicati nella  propria coscienza e poi un campione.

Di cialtroni in Italia e nel mondo ce ne sono già tantissimi, non ne servono altri, mentre i campioni, nello sport e nella vita, sono pochi, anche perché il talento sportivo non si vota sulle piattaforme di qualche società informatica, si costruisce con anni di faticoso impegno. 

Lo sport rappresenta un elemento essenziale di qualsiasi società civile, rappresenta un modello educativo fondato sul sacrificio, sul talento sul rispetto delle regole e degli avversari. Il nostro Paese dovrebbe investire molto di più nello sport, dovrebbe farlo lo Stato ma anche i singoli cittadini, contribuendo con quello che possono, soprattutto con la passione civile.