Secondo uno studio recentemente elaborato dalla Banca d’Italia, il Sud avrebbe subito un vero e proprio “scippo” pari a circa il 17% sulle somme destinate a  investimenti e infrastrutture. 

D’altra parte è noto che la presenza di strade, autostrade, ferrovie, reti idriche, fognarie ed informatiche incide moltissimo sulla capacità di crescita dell’economia e sui conseguenti livelli di benessere e di occupazione. 

Così come è noto che il Meridione d’Italia, da questo punto di vista è molto indietro rispetto alle altre parti d’Italia, e non a caso, dato che le misure che gli sono state dedicate hanno guardato molto all’assistenzialismo improduttivo e poco gli investimenti in grado di accrescere il Prodotto Interno Lordo e l’occupazione. 

La capacità produttiva delle imprese che operano al Nord quanto nel Mezzogiorno è intimamente connessa alla presenza nel territorio di un adeguato sistema infrastrutturale, se non è sufficiente l’economia si ferma e la disoccupazione cresce.

La rinascita complessiva del Paese, infatti, non passa attraverso la quarta corsia autostradale al Nord, o attraverso ulteriori tratte di alta velocità lungo la dorsale padana, ma dal completamento della rete autostradale siciliana ed il Ponte.

D’altra parte, in Italia, secondo un rapporto di Bankitalia, la riduzione della spesa pubblica per investimenti, compresi i trasferimenti effettuati o a favore di soggetti privati che realizzano opere pubbliche o di pubblica utilità, è stata particolarmente intensa fra il 2009 e il 2019, passando dal 4,6 al 2,9% del Pil. 

A giudizio degli esperti che hanno elaborato la ricerca, nel nostro Paese sono diminuite sia le risorse destinate all’ampliamento delle infrastrutture esistenti, sia quelle destinate alla loro manutenzione, con ciò venendosi a determinare un ulteriore aumento del divario quantitativo e qualitativo delle opere presenti al Nord rispetto al Sud, ma anche in relazione agli altri paesi europei.