Uno dei più gravi problemi riguardanti i “neopolitici” di oggi riguarda un vecchio metodo comunicazionale, spesso adoperato da chi ha scarsa preparazione culturale e poca dimestichezza con il confronto democratico.
Mi riferisco a coloro i quali, non essendo capaci di dare contenuto sostanziale alle proprie opinioni, magari perché privi delle necessarie competenze, si rifugiano negli slogan, che qualcuno ha coniato per loro, o nelle bufale, ai danni degli avversari.
Sin qui nulla di strano e nulla di nuovo: la propaganda c’é e c’é sempre stata, fingere di stupirsene sarebbe da ipocriti. Il fatto è che, prima, il commissionario della propaganda sapeva benissimo quali fossero i limiti del messaggio e sapeva pure a chi fosse rivolto. Insomma, sapeva che si trattava di propaganda.
Oggi, invece, la sensazione che avverto è che i vari commissionari incarichino soggetti specializzati nel settore di realizzare un sistema di comunicazione dei cui limiti non sono affatto consapevoli, anzi, sono i primi a crederci, subendone il fascino.
L’effetto circolare che si viene a determinare allontana il commissionario dalla realtà, facendogli sembrare il mondo esattamente come i suoi messaggi lo dipingono, ma non com’è nei fatti.
Tutto ciò è molto grave, anche alla luce del pedissequo atteggiamento di molti giornalisti, fortunatamente non tutti, da sempre, ma oggi più che mai, proni nei confronti di chi esercita un qualsiasi potere.
A conferma del dato, mi permetto di citare l’esempio di alcuni colleghi, tutti di giovanile o familiare estrazione democristiana, ridottisi a fare i rivoluzionari, al seguito di chi, a causa della propria propaganda, si è convinto di essere migliore di tanti altri, pur non essendolo affatto.
Per avere conferma del metodo appena descritto, basta assistere a qualche talk show o leggere i fondi dei maggiori giornali nazionali e persino locali.
C’è, poi, un altro aspetto della questione, che merita di essere preso in considerazione: riguarda la strumentale individuazione di un nemico contro il quale rivolgere le proprie e le altrui attenzioni.
In questo caso non si tratta solo di aggredirlo, sarebbe troppo facile; per i “neopolitici” il nemico va attaccato ma tenendosi a debita distanza, perché da vicino potrebbe fare male!