Di Roberta Cannavà

«Urla e insulti, anche calci, mettendo i piccoli alunni in una condizione di paura e di soggezione tali da rendere loro la frequenza delle lezioni intollerabile»: sono queste le parole che apprendiamo da un giornale nazionale e che disegnano perfettamente uno dei tanti casi di malessere che caratterizza la nostra società. La maestra […] «cercava di condizionare psicologicamente i piccoli perché non raccontassero a casa ciò che accadeva in aula».

Stiamo parlando del fenomeno dei presunti maltrattamenti a scuola, non ancora stato studiato nel tempo e che necessita di una certa riflessione critica.

Riportiamo di seguito alcuni dei dati di uno studio finalizzato ad analizzare i presunti maltrattamenti avvenuti a livello prescolare e scolastico sul territorio nazionale, apparso in Orizzonte Scuola: il portale di news e informazioni sul mondo della scuola(https://www.orizzontescuola.it/presuntimaltrattamenti).

Complessivamente i casi di maltrattamenti individuati nel periodo 2014-2019, arco temporale in cui è stato condotto lo studio, sono stati 137. La scuola dell’infanzia risulta essere la realtà in cui si ha il maggior numero di casi (62%), numero sensibilmente inferiore nella scuola primaria (26%).

Nel periodo in esame (sei anni) è raddoppiato il numero dei maltrattamenti dal 2014 al 2015; triplicato dal 2015 al 2016; nel biennio successivo, 2017-2018, è risultato sostanzialmente stabile,mantenendosi sui valori di picco raggiunti proprio nel 2016. Dal 2018 al 2019 si è invece registrato un ulteriore aumento del fenomeno superiore al 100%.

Anche se dopo la chiusura delle scuole, causa pandemia (2019-2020), il fenomeno dei maltrattamenti a discapito di giovani vittime sembra essere diminuito, non è scomparso del tutto.

I maltrattamenti, gli abusi, le violenze perpetrate nelle aule scolastiche o negli asili nido, risultano ancora particolarmente difficili da comprendere e metabolizzare, sia da parte degli adulti che da parte dei bambini stessi.

In molti casi, gli atti commessi sono definibili come forme di abuso psicologico, una forma di abuso meno visibile ma con gravi conseguenze. Si connotano come maltrattamenti psicologici imodelli di rilevazione che trasmettono al bambino l’idea che egli non sia all’altezza di situazioni e/o di persone, che valga poco, che non sia capace, che non sia amato e desiderato. Può essere esercitato attraverso critiche, minacce, svalutazioni, colpevolizzazione e possono avere conseguenze sullo sviluppo futuro del bambino.

La violenza sui minori nella scuola dell’infanzia è una violenza impensabile sia essa fisica, sessuale o psicologica. 

Tenere in classe una condotta repressiva, minacciosa, oltraggiosa sia fisicamente che psicologicamente abusando talvolta di mezzi di correzione non risponde alla filosofia dell’educazione, della comprensione e della socializzazione dei bambini che vedono la maestra come una figura di riferimento, di cui fidarsi. La scuola è, subito dopo la famiglia, la principale agenzia di socializzazione e formazione della personalità del bambino e del futuro adulto, 

La domanda, purché plausibile, adesso è: cosa sta succedendo? Come può un adulto prendere di mira un minore, incapace di difendersi, senza provare nessun senso di colpa? Come può un educatore il cui compito, dal latino, consiste nell’ex-ducere, nel tirar fuori ciò che si è, finalizzato al pieno sviluppo della persona umana, guardare negli occhi la sua piccola vittima e continuare a punirla perché non è stata attenta o perché non fa silenzio durante le ore di lezione? Come può un insegnante, etimologicamente colui che «incide, imprime dei segni (nella mente)», non dare il giusto peso alle sue richieste di aiuto?

Non si può restare indifferenti di fronte a questi fatti, il pericolo non è soltanto che l’atto rimanga impunito, bensì che si ripeta nel tempo, e quindi è importante essere a conoscenza del giusto procedimento da mettere in atto per denunciare gli abusi entro le mura scolastiche, e non solo.

Si deve continuare a parlarne affinché i casi non restino insoluti, affinché non capitino più situazioni come quelle narrate, affinché nessuno, attraverso l’esempio della condanna, dimentichi.

Si deve cercare in tutti i modi di evitare qualcosa di ancora più pericoloso, dove a pagare il prezzo più alto è senz’altro il minore, che possa compromettere il sano sviluppo della vittima e produrre gravi difficoltà in età adolescenziale, età dell’identità o della dispersione.