Le scelte politiche alle quali assistiamo in questo periodo hanno del paradossale, ma siccome bisogna saper cogliere ogni opportunità, anche quelle che sono figlie dell’incompetenza o dell’egocentrismo possono rivelarsi utili. Alcuni mesi orsono, le dimissioni del Ministro Lorenzo Fioramonti, ad esempio, non dovevano essere sprecate discutendo del personaggio o dell’impatto del suo gesto sul Governo, com’è stato fatto immediatamente da tutti i soggetti interessati, persino dopo la nomina dei suoi successori (due al posto di uno). 

Sarebbe stato molto più opportuno, ad esempio, un serio dibattito fondato sui dati riguardanti l’efficacia dell’istruzione italiana. Il capitale umano è la risorsa più preziosa e forse l’unica del nostro e di qualsiasi altro Paese. 

Ma cosa ci dicono gli elementi che ci riguardano direttamente? Il confronto con gli altri stati europei si può evincere dalla recente analisi dell’OCSE fondata sulle interviste effettuate a quasi 12.000 quindicenni italiani. 

Dalla ricerca emerge che uno studente su quattro non ha le competenze minime di lettura di un testo e che solo un quindicenne su venti riesce a distinguere i fatti dalle opinioni. Più nel dettaglio, i dati OCSE rivelano nuovamente come la situazione del Sud sia ancora peggiore. 

Ovviamente, ragionare solo sulla quantità delle risorse senza esaminare la qualità della formazione erogata, gli assetti organizzativi delle istituzioni formative e i modelli di finanziamento tra pubblico e privato paritario rischia nuovamente di alimentare un dibattito fuorviante.

Nelle scuole primarie e secondarie italiane spendiamo, per ciascuno studente, pochi punti percentuali meno della media OCSE, ma produciamo risultati largamente inferiori. Questo significa che spendiamo male. Alla spesa pubblica, poi, va sommata quella privata che, ad esempio, spreca quattrini in quella falsa editoria dei libri di testo, sconosciuti in larga parte delle scuole moderne. 

Il ministro Fioramonti si era dimesso perché voleva potere spendere più soldi. Aveva le idee chiare su dove prenderli, tassando merendine e bibite, facendo così pagare agli studenti i maggiori costi, ma non ci ha fatto sapere dove e come contava di indirizzarli. Adesso, purtroppo, non lo sapremo più ed i soldi si sospendono lo stesso: poco e male!