Io non so se alle prossime elezioni prevarrà il centrodestra o il centrosinistra, so che, al momento, nessuno dei due schieramenti e men che meno i grillini, ha proposto significativi interventi per migliorare le infrastrutture al Sud ed in Sicilia. È urgente che i siciliani, a prescindere dalle rispettive ideologie, contribuiscano a rafforzare un soggetto politico territoriale capace di esprimere una classe dirigente che risponda agli elettori, non ai salotti della speculazione padana, né al teatrino della politica romana. 

In tal senso la Lega sta tentando di abbindolare qualche siciliano dall’anima semplice, sostenendo di essere pronta a collaborare generosamente con i gruppi che si battono per la piena affermazione dell’autonomia. La storia ci insegna che non c’è niente di meno attendibile. 

L’idea, però, appare affascinante, tanto affascinante da colpire quanti credono davvero alla buona fede di quel partito che cambia nome ma resta del Nord. La credoluneria non mi stupisce, d’altra parte c’è chi sostiene che la Terra è piatta e che lo sbarco sulla luna fu costruito negli studios americani. 

La Sicilia non ha bisogno né di promesse, né di minacce ma di infrastrutture e di lavoro, cioè di quelle cose che la Lega deve portare nella Padania per mantenere gli impegni con chi ne muove le fila. D’altra parte le cifre sono estremamente chiare e non hanno bisogno di commenti particolari.

In Sicilia ci sono 1.369 km. di strade ferrate, in Lombardia 2.000; in Sicilia ci sono circa 600 km. di autostrade, in Lombardia 1.413; in Sicilia ci sono 3.591 km. di strade statali, in Lombardia 11.000; in Sicilia il totale di km. di strade è 20.821, in Lombardia 70.000. Il 34,3% della popolazione risiede al Sud, che ottiene solo il 28,3% del totale della spesa pubblica, il 65,7% della popolazione risiede al Nord, che ottiene il 71,7% del totale della spesa pubblica. Queste cifre ufficiali sono sufficienti per spiegare che bisogna far crescere subito un partito dei siciliani e dei meridionali.   

Se non bastassero potremmo aggiungere anche altre cifre come quelle che seguono e che appaiono estremamente chiare, almeno per chi ha voglia di comprenderne il significato e magari ha voglia di reagire. 

In Sicilia ci sono 6.344 scuole, in Lombardia 9.044; in Sicilia ci sono 3.482 impianti sportivi, in Lombardia 9.423; in Sicilia ci sono 872 biblioteche, in Lombardia 2.144; i siciliani spendono appena 27,630 milioni per assistere a rappresentazioni teatrali, i lombardi 155 milioni. Dal 2003 in avanti al Sud sono stati sottratti circa 840 miliardi, 200 dei quali alla Sicilia, che sono stati dirottati al Nord. I recenti provvedimenti del governo non prevedono grandi opere al Sud ed in Sicilia, né il ponte.

Ma c’è di peggio. Su 5 milioni di residenti in Sicilia ci sono solamente un milione e trecentomila occupati (considerando anche il sommerso), mentre i disoccupati sono oltre un milione, una cifra che si ottiene sommando i 380 mila soggetti iscritti nelle liste di collocamento e quelli silenti (il dato è incontrovertibile perché la forza lavoro è di 2 milioni e 300 mila unità).

La disoccupazione è al 23% circa, quella giovanile sale al 57%. Negli ultimi 10 anni, senza contare i disastrosi esiti della pandemia, sono stati persi 130 mila posti di lavoro.

Le famiglie a rischio di povertà sono giunte al 55% (la Puglia è al 47%, la Campania al 46%). Il reddito pro-capite è di 17.200 euro circa, a fronte dei 42.600 euro di Bolzano ed i  36.600 della Lombardia.

La Sicilia, sempre a parte il drammatico tracollo legato al Covid ed agli effetti che ha determinato, in 10 anni, ha perso il 12% del PIL.

Nell’indice di competitività europeo la Sicilia è al 237° posto, su 263 regioni.

I giovani tra i 18 e i 24 anni che non si formano e non cercano lavoro sono il 41% (dopo di noi c’è solo la Bulgaria e la Guyana francese).

La Sicilia ha il più alto numero di cittadini residente all’estero: oltre 800 mila.

Ben 25/30 mila siciliani, giovani e non, ogni anno lasciano la nostra regione, realizzando una sorta di desertificazione storica di dimensioni enormi.

L’indice infrastrutturale della Sicilia, soprattutto per quanto riguarda strade, autostrade, ferrovie, scuole, impianti sportivi è pari a circa 1/3 di quello della media nazionale. 

Non credo che sia necessario aggiungere altro. Credo, invece, che sia venuto il momento di uscire dalla propria casa e agire. Mi riferisco in particolare a quelli che hanno la fortuna di averne qualche bene al sole e non hanno voglia di perderlo. 

Mi riferisco soprattutto a quelli che hanno l’interesse ed il dovere civile di difendere quel poco o tanto che, sacrificando tempo e salute, hanno realizzato nella vita, ai quali spetta di far sentire la voce di chi non intende più permettere una situazione del genere.