È troppo comodo spacchettare i problemi del Paese, nel tentativo di trarne un qualche vantaggio a favore dei soliti noti, vale a dire i territori più ricchi e sviluppati, tutti concentrati al nord. 

È troppo comodo fingere di non sapere, di non capire, o di disorientare l’opinione pubblica, distraendola con questioni di poco momento, per evitare che possa rendersi conto di quanto stia accadendo realmente. 

Per comprendere la gravità della situazione e tentare di porvi rimedio, in maniera fondata e possibilmente senza sterili e fastidiosi proclami, basta guardarsi intorno e constatare, con la testa, non con lo stomaco, di cosa stiamo parlando.

Nei supermercati, ad esempio, com’è facile poter verificare “de visu”, continuano ad essere spacciati per locali numerosi prodotti che locali non lo sono per niente, in quanto vengono dal nord Africa o dal Sud America e, normalmente, sono impregnati di ogni tipo di veleno. 

Le etichette, che dovrebbero rappresentare il documento di identità del prodotto, sono quasi completamente incomprensibili, le società commerciali non hanno alcun interesse a far notare le varie differenze, noi consumatori non sempre siamo nelle condizioni di ben comprendere.

I controlli, quando ci sono, sono superficiali, approssimativi, incompleti, ma spesso non ci sono affatto. I motivi sono tantissimi, dalla mancanza di mezzi, alla mancanza di personale, all’incapacità di mettere in campo politiche di contrasto degne di essere definite tali, per non parlare delle complicità, frutto di un sistema particolarmente incline alla corruzione ed alla frode. 

Questo modo di intendere la globalizzazione, da una parte, e la salvaguardia dei nostri prodotti, dall’altra, non aiuta l’economia locale, soprattutto al sud, dove le produzioni tipiche vengono distrutte, materialmente e commercialmente, anche a seguito di accordi che le sacrificano, in favore di scambi, economici e diplomatici, che privilegiano le attività industriali del nord.

Per fortuna, c’è qualcuno che pensa a proteggerci dalle invasioni straniere, indicandoci sempre quale sia, secondo lui o lei, il “vero nemico”, cioè quello che gli fa più comodo sul piano elettorale, altrimenti ci troveremmo sommersi da banane e noci di cocco! Mentre, per il momento, purtroppo, siamo invasi da limoni di cui non si può usare la buccia, da arance senza alcun sapore, da ortaggi che sanno di aspirina effervescente, da frutta secca di origine quasi del tutto sconosciuta. 

Amici miei, affezionati lettori, non vi pare che si stia esagerando un po’ troppo? Non vi pare che si debba organizzare una forte reazione popolare? Non vi pare che, a fronte della presunta elevazione dei livelli di una sicurezza, più annunciata che praticata, poiché tale non è affatto, si stiano sacrificando i veri fattori economici, quelli che creano valore aggiunto vero e non elemosine?

Non vi pare che l’autonomia differenziata, che il governo nazionale sta per realizzare, potrebbe distruggere quel poco che ci resta, a tutto vantaggio della parte ricca del Paese, quella che si permette quattro corsie autostradali al nord, lasciando il sud a circolare nelle “rege trazzere”? Quella che viaggia sui treni ad alta velocità lasciando il meridione sui carri bestiame? Quella che vuole pagare di più gli insegnanti del nord e di meno quelli dello sud?

Non credete sia giusto che, prima di spaccare l’Italia, sempre a spese dei più svantaggiati, si saldino i conti infrastrutturali pregressi e venga restituito tutto ciò che è stato fraudolentemente sottratto, anche per colpa di un manipolo di traditori venduti, nati al sud ma al servizio del nord?

Non siete ancora convinti che le risorse di cui disponiamo debbano poter essere sfruttate e che per sfruttarle servono strade, ferrovie, porti, aeroporti, interporti, centri di stoccaggio, scuole, musei ed altro?

Insomma, il tema, ancora una volta, viene pretestuosamente mal posto. La domanda depistante che si cerca di veicolare attraverso i media, per distrarre i non addetti ai lavori, non è autonomia si o autonomia no, ma autonomia come e quando?  

La risposta è sin troppo ovvia: solo quando al sud ci saranno le stesse infrastrutture del nord, solo quando si viaggerà ovunque alla stessa velocità commerciale, solo quando ci saranno scuole, teatri, impianti sportivi come nelle altre parti del Paese e soprattutto solo quando il tasso di occupazione sarà equamente distribuito su tutto il territorio del Pese, isole comprese!