Lo scorso 3 settembre si è svolto il test d’ingresso per la facoltà di Medicina e Chirurgia, considerato tra i più difficili per l’accesso all’Università: un insieme di sessanta quesiti – con cinque risposte possibili – da svolgersi in cento minuti, che tocca argomenti quali cultura generale, logica, biologia, chimica, fisica e matematica. Un programma vastissimo che porta gli studenti dell’ultimo anno di scuola superiore a pagare per appositi corsi di preparazione. Una spesa esosa, a cui si aggiungono i costi di partecipazione al test, che spesso risulta vana. Il numero di partecipanti – quest’anno più di 76.000 in tutta Italia – è esponenzialmente maggiore rispetto ai 14.020 posti disponibili. Per questo motivo, la pratica del test a numero chiuso è stata posta più volte al centro dei dibattiti, divenendo dunque motivo di critiche; quest’anno anche Francesco Tanasi, giurista e segretario nazionale del Codacons, si è scagliato contro questa modalità spesso ingiusta e che risulta assolutamente obsoleta, considerando soprattutto la crisi del sistema sanitario che si è accentuata in tutta Italia a causa del covid. I test a crocette sono però l’unico criterio che viene utilizzato per determinare la classe medica del domani, un metodo di valutazione che lede il diritto stesso allo studio e che, ancora una volta, riduce lo studente ad una macchina a crocette, senza tenere conto delle vaste conoscenze che può – o meno – avere in base ai propri studi e approfondimenti personali; per non parlare delle forti motivazioni che spesso si celano dietro al desiderio di voler diventare medico.

Il problema poi si acuisce quando, puntualmente ogni anno, vengono riscontrati errori nelle domande che disvela non solo l’inefficienza di tali prove ma che, in sede di esame, rallenta lo studente che si trova a dover fare i conti con un quesito inesatto. Quest’anno almeno 4 sono state le domande considerate sbagliate e prontamente segnalate dall’UDU (Unione degli Universitari), che potrebbero compromettere le graduatorie stesse.  La ministra dell’Università Maria Cristina Messa ha sottolineato che sono già iniziati i controlli per verificare quali siano le domande da dover annullare ai fini della valutazione.
«Mai come quest’anno – afferma Tanasi –  il sistema del numero chiuso si rivela superato, inutile, e lesivo dei diritti degli studenti e degli utenti del servizio sanitario, comportando tra l’altro uno spreco di milioni e milioni di euro considerate le spese che devono affrontare i candidati per sostenere le prove nelle varie città e per la preparazione ai test di ingresso: proprio per tale motivo il Codacons fornirà assistenza legale agli studenti che vorranno proporre un ricorso collettivo al Tar del Lazio contro i test di accesso a medicina 2021».
Mentre i ricorsi sono dietro l’angolo ci si chiede come sia possibile, ancora oggi, valutare gli studenti con test che vengono sbagliati dai compilatori stessi.

Ilenia Giambirtone