Discutendo con alcuni amici sui destini dello Stato, anche alla luce delle limitazioni e dei condizionamenti che ci sono stati imposti dalla pandemia, è emersa una considerazione tanto audace quanto ineludibile.

Oltre 70 anni di Repubblica, di provvedimenti, giusti o sbagliati, di riforme, più o meno efficaci, hanno creato un sistema istituzionale, burocratico o settoriale che presenta numerosi ambiti di vecchie, costose ma consolidatissime realtà. Un sistema che risulta quasi impossibile modificare ed adeguare alla situazione di oggi, che certamente presenta notevoli differenze rispetto a quella di ieri. 

È indispensabile ridisegnare lo Stato riformandone in modo moderno assetti, strutture, organismi, equilibri, garanzie, modalità operative, processi decisionali, ecc. ma soprattutto costruendo un modello fondato su libertà, responsabilità, democrazia, solidarietà, diritti umani, giustizia, efficienza, ecc. 

il compito non può essere affidato al Parlamento, che quando va bene è troppo impegnato in una stucchevole ma necessaria ordinaria amministrazione, è indispensabile un’Assemblea Costituente eletta con il sistema proporzionale, formata da non oltre 100 componenti, non immediatamente eleggibili a nessun’altra carica, con un mandato non superiore ai 12/24 mesi, con il compito di redigere un testo da sottoporre a referendum. 

Una nuova Costituzione che ristabilisca gli equilibri tra i poteri dello Stato e superi gli errori del passato sarebbe il primo passo verso la costruzione di un Paese diverso, equo e moderno.