Una delle cose peggiori che si possa addebitare alla propaganda, soprattutto a quella posta in essere da chi amministra il potere, è sfruttare l’ignoranza, l’invidia, la miseria o la mediocrità altrui, diffondendo false informazioni, che alimentano i cattivi sentimenti, il discredito, la sfiducia, il pessimismo, la violenza, senza creare alcuna possibilità di reale ripresa.

Anche alla luce di quello che si è detto e scritto in materia di pandemia, e degli innumerevoli “scienziati della domenica”, che hanno fatto a spallate per essere ospitati nei vari talk show, insisto sulla necessità di introdurre nel codice penale il reato di “bufala”. 

Si tratterebbe di una norma che bisognerebbe concepire a tutela delle persone semplici, di quelle che hanno voglia di lavorare, di studiare, di impegnarsi concretamente e di sperare in un Paese migliore o, più semplicemente, di quelle che hanno il diritto di godersi in pace la pensione senza dover temere niente di grave per sé e per i propri cari.

Le bufale, ovviamente soprattutto quelle politiche, ci avvelenano la vita e non producono alcun vantaggio per nessuno, tranne che per gli incapaci, gli invidiosi ed i violenti che speculano sul disagio, sul senso di insicurezza e sul malessere altrui. 

Eppure prendere in giro la gente non porta bene, in passato ci hanno provato in tanti la ma loro fama è durata poco, ma per ignorare i fatti basta impedire che a qualcuno venga in mente di studiare!