Unità siciliana-Le Api, alcuni mesi addietro, con un appello a pagamento pubblicato sui giornali, ha chiesto ufficialmente al presidente della Regione di formare una giunta di persone competenti, sganciate dalle logiche spartitorie dei partiti, espressione delle categorie e della società. 

Sicindustria e Confindustria di Catania e Siracusa chiedono alla Regione un piano straordinario di sviluppo e la costituzione di un’Authority che faccia ripartire rapidamente la Sicilia, varando un piano straordinario di riforme e di investimenti produttivi. 

Tra le due proposte colgo molti punti in comune, ma percepisco un silenzio imbarazzante e inaccetabile da parte del destinatario di queste garbate ipotesi di semplice buonsenso.

A Palermo pare che le proposte serie e disinteressate non importino tanto, mentre preferiscono ottenere consigli, magari sbagliati, da parte di consulenti ben pagati. 

Sarebbe opportuno ricordare ai membri del governo regionale ma anche a quello nazionale, che non è da meno, che bisogna essere più attento alle istanze della società civile ma anche alle misure adottate o non adottate.

Nessuno, infatti, ucciderebbe la pecora che gli deve dare il latte e la lana. Eppure le decisioni del governo, volte solo a spostare i termini di pagamento delle imposte ed a favorire i prestiti, vale a dire la possibilità di indebitarsi ulteriormente, allungando i termini della crisi, senza sbloccarla, equivale ad uccidere la pecora che deve dare latte e lana. 

Ci sono due cose di cui nessuno parla: la drastica riduzione della burocrazia, per accelerare la ripresa; l’immediata vendita, o messa in produzione, dell’enorme, costoso ed incolto patrimonio agrario della pubblica amministrazione, per produrre liquidità e occupazione.