Draghi si è dimesso, Mattarella ha respinto le dimissioni, il Parlamento ne discuterà Mercoledì prossimo. Insomma si apre una settimana difficile, che farà molto male all’economia del Paese, ma anche a quella di ciascun cittadino. È bene che si sappia che quando la borsa crolla e lo spread sale a pagare siamo tutti, anche quelli che non sanno cosa sia il mercato azionario e cosa sia il differenziale tra i titoli di debito pubblico italiani e quelli tedeschi. Quando il comportamento di un manipolo di sconsiderati colpisce l’economia, soprattutto in un momento già di per sé difficile, colpisce la vita di tutti i cittadini, compresi quelli che vivono di reddito o di pensione di cittadinanza, poiché il potere d’acquisto delle somme percepite scende vertiginosamente. Sprecare un’apprezzatissima risorsa risorsa come Draghi significa assumersi una grossa responsabilità verso il Paese e sul piano internazionale. Questo al di là delle scelte compiute dal suo governo, che possono essere o meno condivise, ma che comunque ci hanno fatto tornare in vetta alla credibilità istituzionale, che non è una cosa di secondaria importanza. Conte, da parte sua, è talmente bisticciato con la politica, è talmente un pallone gonfiato che non si rende conto che aver portato i cinque stelle fuori dall’area di governo non significa rafforzare la sua leadership, ma consegnare la guida dei grillini a Di Battista, altro statista italiano, teorico della decrescita felice, ma di cui non si conoscono bene le fonti di reddito e le risorse alle quali attinge per girare l’Italia e il mondo. Insomma, che Dio ce la mandi buona, ma, in ogni caso, speriamo che l’agonia sia breve e che si vada presto a votare, per mandare a casa alcune centinaia di incapaci che, al momento, occupano senza onore il Parlamento italiano. Questo non significa affatto essere ottimisti sul futuro politico, dato che se Sparta piange Atene non ride. Intendo dire che se è vero che i cinque stelle sbagliano, non è detto che gli altri azzecchino, anzi, è probabile che sbaglino anch’essi. Per governare l’Italia, infatti, ci vogliono i voti ed i seggi, ma bisogna pure saperli utilizzare. Se ci si affida solo a chi cerca facili consensi appare evidente che si ottengono facili delusioni, esattamente com’è accaduto con i pentastellati.