Ogni tanto ricominciano i ragionamenti sulle cosiddette “bombe buone”, quelle che, a detta di chi le sgancia, servono per esportare la democrazia nel mondo. 

Diciamo che era messo nel conto: la doppia morale fa parte dei più tradizionali metodi di conquista. 

Il fato è che la democrazia ed i valori imprescindibili contenuti nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo non si esportano sganciando bombe e provocando morti in interi territori, ma seminando istruzione, cultura, sviluppo economico, benessere, civiltà. 

Le “bombe buone” sono solo quelle alla crema, le altre sono bombe che uccidono e sganciarle provoca sofferenza e morte.

Le vicende afgane e la loro ingloriosa conclusione confermano questa teoria ma per fare qualche passo avanti ci vuole altro.

Ad esempio, ci vuole uno studio approfondito della storia e dell’educazione civica sin dalle scuole elementari, ci vuole maggiore attenzione per le famiglie che non dispongono degli strumenti culturali per aiutare i figli, insomma ci vuole più Stato ma anche più volontariato. 

Il combinato disposto di istruzione e buonsenso costituisce un buon cocktail di apertura per l’avvio di un processo che sposti l’asse del confronto tra i popoli e tra le economie dal piano della violenza al piano del confronto dialettico e dell’accordo. 

Tutto, però, nasce dal basso, dall’educazione di base, quella che bisogna fare di tutto per aumentare.