Non so chi vincerà le prossime elezioni, non so se saranno anticipate o meno, né quanto durerà in carica l’attuale governo, non conosco nemmeno il programma dei vari schieramenti, che tanto cambiano di giorno in giorno, secondo l’esito dei sondaggi sulle preferenze dei cittadini ed i problemi del momento. 

So però che vincerle non basterà, se non si saranno conquistate le tre “casematte dello Stato”, alle quali ne aggiungerei una quarta, la sanità, che ormai condiziona il giudizio dell’opinione pubblica non meno delle altre. 

Al momento credo che solo pochi leader si stiano ponendo davvero il problema di governare il Paese. Tutti gli altri, dico tutti, mi sembrano concentrati solo sulla conquista del potere, senza pensare alla sua corretta amministrazione. Solo che qualcuno, però, è già organizzato da sempre. 

Gli esempi più recenti, che confermano questo doloroso e pericoloso andazzo, riguardano due recentissime vicende: la prima è la scarsissima partecipazione al voto, con il conseguente elevato tasso di assenteismo, ormai attestatosi al 50% circa, un dato che manifesta l’inadeguatezza dell’offerta politica; la seconda è la polemica nata attorno alla provocazione di Giorgetti, sull’istituzione del cosiddetto semi presidenzialismo sostanziale. 

Dell’assenteismo non si preoccupa nessuno e nessuno scatena alcuna campagna stampa, neanche quelli che si definiscono democratici, ma che sono stati i primi ad aver inventato il cosiddetto “voto bloccato in ordine di lista”, che limita il potere di scelta degli elettori. 

Del semi presidenzialismo provocatorio e sostanziale, invece, parlano tutti, ma non per dire che quel tipo di ipotesi, nei fatti, vige già da oltre un decennio, senza che nessuno se ne sia mai scandalizzato, ma per contestarne la formale incostituzionalità, ben nota, ovviamente, anche al proponente. 

Ancora una volta, quindi, nel dibattito mancano almeno due elementi: da una parte l’onestà intellettuale di chi occupa “manu militari” le “casematte dello Stato”,  vecchie e nuove, dall’altra la capacità di organizzarsi da parte degli antagonisti i quali, al massimo, possono iscriversi alla cosiddetta “maggioranza silenziosa”, che si lamenta tanto, agisce poco, conta pochissimo, ma cerca di farsi i fatti propri senza esporsi più del necessario.