Nei mesi scorsi, la folla è stata quella delle grandi occasioni ed alla pochezza del fatto in sé ci siamo abituati: tanta prosopopea, tanta autoreferenzialità, tanta enfasi, tante chiacchiere e nessuna sostanza. 

Il riferimento è all’inaugurazione del cosiddetto “frecciabianca”, un treno spacciato per veloce, nella tratta  Catania-Palermo, lunga circa duecento chilometri che, udite udite, sarà percorsa in tre ore e sette minuti, vale  dire circa trenta minuti in più di quanto si impiega, con il treno “freccia rossa”, nella tratta Milano Roma, che è lunga quasi il quadruplo. 

Ma purtroppo non è tutto. La citata tratta Catania-Palermo, infatti, è già servita da un treno regionale che ci impiega appena due minuti in più. 

E neanche questo è ancora tutto: il biglietto del “frecciabianca”, infatti, costa 15,90 euro, mentre il biglietto del treno regionale che viaggia sugli stessi vecchi binari, costa 14,90 euro. 

Per essere chiari, i due minuti di risparmio temporale che si ottengono utilizzando il “frecciabianca” invece che il treno regionale, ai passeggeri che se ne servono, al netto dei probabili ritardi tipici dei treni siciliani, costeranno un euro. 

Più che di un “frecciabianca” si dovrebbe parlare di un “freccia rotta”. Quella che però ancora non si è “rotta” abbastanza le regioni scrotali è l’opinione pubblica che, come al “ballo mascherato delle celebrità”, continua a festeggiare simili pagliacciate, senza neanche rendersi conto che da festeggiare c’è davvero poco o nulla. 

Per rendere la Sicilia ferroviariamente moderna bisogna fare parecchi investimenti, bisogna migliorare la rete, raddoppiare i binari, migliorare i convogli e questo, solo per un pubblico interno, è difficile che verrà fatto, perché sarebbe insufficiente e, a giudizio dei luminari delle Ferrovie, sarebbe un investimento a perdere. 

Un concetto che travolge l’articolo 3 della Costituzione. Cosa diversa sarebbe se si costruisse il ponte sullo stretto di Messina, che oltre a tanti altri vantaggi, legati anche al traffico su gomma, potrebbe portare dalle nostre parti la vera alta velocità, quella che c’è al Nord e che, al massimo, così stando le cose, arriverà a Reggio Calabria.